Nuovo naufragio al largo di Lampedusa, dopo quello avvenuto lunedì e costato la vita a una bimba di due anni e forse ad altre otto persone, al momento ancora date per disperse. Stavolta un barchino di 7 metri di metallo è colato a picco a circa 28 miglia dalla costa. Una ragazza di 26 anni, della Costa d’Avorio, è morta. Stava viaggiando con la sorella. Quarantasei i migranti superstiti, fra i quali 11 donne e 4 minori: sono stati tutti portati in salvo dai militari della guardia di finanza. È stato nella fase di trasbordo, dal barchino alla motovedetta, che improvvisamente la carretta in metallo ha ceduto ed è colata a picco. Il gruppo di migranti, alla vista della motovedetta «G.206 Fin. Corrias», si è spostato rapidamente su un fianco della carretta e in tanti hanno iniziato ad urlare e a sbracciare. Comportamenti che hanno fatto ribaltare ed affondare il natante, mentre erano in corso le manovre di avvicinamento da parte dell’unità di soccorso delle fiamme gialle. I finanzieri si sono subito mobilitati per recuperare tutti i naufraghi, facendo anche intervenire un assetto svedese di Frontex e un elicottero della guardia di finanza per le operazioni di ricerca di eventuali dispersi. In mare sono finiti tutti i 47 migranti a bordo, originari di Guinea, Mali e Costa d’Avorio. La giovane donna è rimasta in acqua per poco meno di dieci minuti e quando è stata recuperata era già esanime. Inutile ogni tentativo di rianimarla. Il corpo è stato portato alla camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana. Nessuno dei superstiti segnala dispersi. Il barchino, stando a quanto è stato riferito ai finanzieri, era partito lunedì sera da Sfax, in Tunisia. Il naufragio di lunedì è avvenuto in circostanze analoghe. È stato causato dall’agitazione a bordo: al grido di «Ard», che in arabo significa «terra», sul piccolo barchino è scoppiata la ressa. La maggior parte delle persone a bordo, vedendo a poca distanza Capo Ponente, hanno avuto paura di schiantarsi contro la scogliera. Altri si sono invece alzati in piedi, perché quello era un momento di festa: ce l’avevano fatta, erano arrivati a Lampedusa. La confusione fra i migranti ha fatto perdere stabilità al barchino di metallo, uno di quelli che dalla procura di Agrigento sono stati definiti «bare galleggianti». Il barchino si è ribaltato ed è stato l’inferno. Tutti i migranti - originari di Costa d’Avorio, Burkina Faso, Guinea Bissau, Guinea Konakry e Mali - sono finiti in acqua. A conferma di questa ricostruzione, gli investigatori sottolineano anche un dettaglio: la bambina di 2 anni, morta mentre veniva trasferita in porto assieme agli altri naufraghi su una motovedetta della Capitaneria, aveva una manina priva di due falangi. Secondo l’ispezione cadaverica, la piccola sarebbe deceduta per annegamento, ma durante la calca a bordo è rimasta schiacciata. In base alle testimonianze dei sopravvissuti, raccolte subito dopo il salvataggio, oltre alla bimba morta vi sarebbero 8 dispersi, fra cui due bambini. «Sulla barca eravamo in 53», hanno raccontato ai poliziotti della squadra mobile di Agrigento che li hanno sentiti con l’ausilio dei mediatori culturali. Le ricerche vanno ancora avanti, ma non c’è nessuna certezza. Durante la notte si sono alzati in volo anche due aerei di guardia costiera e guardia di finanza. Solo nella tarda mattinata sono rientrati alla base, mentre in mare sono rimaste le motovedette della Capitaneria e delle fiamme gialle. Al poliambulatorio, subito dopo lo sbarco, sono stati portati diversi naufraghi, non soltanto i due ragazzi salvati da due pescatori di Lampedusa, padre e figlio. «Erano in ipotermia - spiega il medico Francesco D’Arca, responsabile del Pte di Lampedusa -, ma tutti si sono ripresi in poco tempo e sono stati dimessi e portati all’hotspot». Non c’è stato invece nulla da fare per la bimba di 2 anni, figlia di una coppia di guineani, che era già esanime quando è stata recuperata, dai militari della guardia costiera, sugli scogli di Capo Ponente. Inutile ogni tentativo di rianimarla da parte del personale medico del Cisom. Fra la notte e l'alba di oggi, 22 novembre, sono sbarcati ottantotto migranti. Due i barchini partiti da Sfax soccorsi dalla motovedetta della guardia costiera e dalla nave Ong Aurora, a bordo dei quali c’erano 39 e 49 persone originarie di Costa d’Avorio, Camerun, Burkina Faso, Mali, Sierra Leone e Gambia. Ieri, sull’isola, ci sono stati 9 sbarchi con un totale di 483 persone. Fra loro, poco prima di mezzanotte, sono giunti a molo Favarolo anche i 46 superstiti del naufragio, il secondo in poco più di 24 ore, che si è registrato a circa 28 miglia a sud di Lampedusa. Tutti i nuovi arrivati a Lampedusa sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola dove, al momento, ci sono 1.283 ospiti, fra cui 103 minori non accompagnati. Su disposizione della Prefettura di Agrigento, in mattinata 280 verranno imbarcati sul traghetto di linea Galaxy che in serata arriverà a Porto Empedocle. Nella foto i due ivoriani salvati dai pescatori di Lampedusa