Erano uniti dalla passione per il folk i due favaresi morti nell’incidente del bus con i migranti
Prima che colleghi, Alberto Vella e Daniel Giudice erano amici da una vita, legati dalla passione per il folk e la musica tradizionale siciliana. Ieri sera erano partiti da Porto Empedocle verso il Piemonte, uno accanto all’altro, pronti a darsi il cambio nel lungo viaggio che portava alcune decine di migranti verso i centri di accoglienza del Nord. Poi la tragedia in autostrada, vicino Roma. Intorno alle 2 di notte il pullman finisce contro un tir fermo sulla corsia di emergenza e i due perdono la vita, uno sul colpo, l’altro sbalzato via dall’abitacolo dopo il terribile schianto. Venticinque migranti a bordo restano feriti, ma tutti sono sotto shock per la tragedia che ha sconvolto il comune di Favara, dove i due autisti erano conosciuti e stimati da tutti. Daniel Giudice era tornato da poco nel suo paese natale, dopo un’esperienza lavorativa in Lombardia. Quello di stanotte era il suo primo viaggio dal ritorno in Sicilia. «Era contento, contentissimo perché era tornato fra noi, a casa - hanno raccontato alcuni suoi amici - e questo è stato il ‘premiò». Felici, con i costumi folkloristici siciliani e i tamburelli della tradizione, Alberto Vella e Daniel Giudice, 34 e 32 anni, si mostrano sempre sorridenti nelle foto che pubblicano sui social. Entrambi autisti ed entrambi legati alle proprie radici, sono siciliani fino al midollo, fieri della propria provenienza. Da tempo autisti di pullman, ieri sera erano partiti insieme dalla tensostruttura di Porto Empedocle per accompagnare in Piemonte alcune decine di migranti appena sbarcati in Italia. Forse un colpo di sonno, forse una distrazione e sull’A1, all’altezza di Fiano Romano, sono finiti contro un tir. La parte anteriore del pullman bianco è praticamente irriconoscibile, così come il rimorchio dell’autotreno che è finito sbalzato in aria. Un impiatto violentissimo che ha messo fine alle loro giovani vite e scatenato il panico tra i passeggeri a bordo. Tra i feriti due sono stati trasferiti in codice rosso al Gemelli e all’Umberto I, otto in codice giallo distribuiti in vari ospedali. Altri 35 migranti, invece, sono stati visitati, ma non trasportati in ospedale perché illesi. La notizia ha lasciato sgomenti tutti i cittadini di Favara, il comune in provincia di Agrigento che dà il nome anche al gruppo folk di cui Daniel e Alberto facevano parte, il «Fabaria Folk». Nella pagina Facebook dell’associazione tante sono le foto che ritraggono i due insieme, con i costumi tipici siciliani, impegnati nelle danze per le strade del paese. «Non sarà mai possibile con semplici parole descrivere l’animo nobile ed altruista dei miei fratelli, ebbene sì fratelli, perché molte volte avere lo stesso sangue non significa niente - scrive il presidente del gruppo, Giuseppe Trupia - Posso assolutamente dire che tutta la nostra associazione ha perso due punti di riferimento insostituibili». La stessa amministrazione comunale ha deciso di proclamare il lutto cittadino nel giorno dei funerali dei due ragazzi. «Anche io - le parole del sindaco, Antonnio Palumbo - perdo delle persone cui mi legava una sincera amicizia». Sull’incidente ora sono in corso le indagini da parte della polizia stradale che è intervenuta sul posto. Da chiarire, in particolare, le cause che hanno portato chi era alla guida a perdere il controllo del mezzo. Ascoltato anche l’autista del tir centrato dal pullman. La Prefettura di Agrigento, responsabile del trasferimento dei migranti, ha comunque garantito che «gli autisti avevano rispettato i regimi di riposo e pausa previsti dalla legislazione». «La causa dell’incidente - aggiunge - può essere stata anche stanchezza, ma certamente non addebitabile ad un errore della ditta o ad un nostro trattenimento eccessivo». «Abbiamo il cuore spezzato per la tragedia che si è verificata durante la notte sull’autostrada A1. Si tratta di due autisti molto giovani, uno dei quali figlio unico di genitori anziani. Il dolore per queste tragedie è sempre grandissimo», ha detto il prefetto di Agrigento, Filippo Romano. «Ho già parlato con il titolare della ditta, Patti tour, che è addoloratissimo. E’ una ditta piccola, a conduzione familiare, in cui si conoscono tutti e si frequentano abitualmente - ha aggiunto il prefetto - Spesso, quando si pensa all’imprenditoria privata, si crede che sia improntata soltanto a rapporti economici. Non è vero, gli imprenditori creano, specie in questo caso, dei rapporti intensi, quasi familiari, con i propri dipendenti. La Prefettura rappresenterà in tutti i modi la sua vicinanza alle famiglie delle vittime. Personalmente, se mi verrà data la possibilità, mi recherò a trovare le famiglie per manifestare loro il nostro intenso e sincero dolore».