La «tregua», imposta dal mare agitato, è durata cinque giorni. Dalla tarda mattinata di oggi, alla sala operativa del comando generale delle Capitanerie di porto, è stato un continuo risuonare di alert: barchini carichi di migranti avvistati; natanti in navigazione verso Lampedusa e navi delle ong che effettuavano salvataggi. E nel pomeriggio ci sono stati momenti di apprensione quando il battello gonfiabile a chiglia rigida della ong Sea Punk1 si è forato proprio durante le operazioni di soccorso di circa 40 migranti. Il gruppo di persone, aiutato dall’equipaggio della ong Nadir, è stato poi trasbordato sulla nave Sea Punk1. Un assetto Frontex, nel frattempo, segnalava d’aver avvistato in area Sar maltese, il natante con a bordo una cinquantina di naufraghi che era stato avvistato, poco prima, a 33 miglia sud-ovest da Lampedusa dall’elicottero delle fiamme gialle. In viaggio, verso la maggiore delle isole Pelagie, anche un peschereccio, con circa 150 migranti a bordo. Imbarcazione che è stata intercettata e soccorsa dalla motovedetta Cp319 della guardia costiera e da un assetto della guardia di finanza e attesa in porto. Ma segnalazioni di partenze - un barchino con circa 38 persone a bordo è stato avvistato - sono arrivate anche da Sfax, in Tunisia. La nave Ocean Viking, in tarda mattinata, aveva invece issato a bordo 69 migranti e, poi, avvistato una barca in legno con altri uomini, donne e bambini. A partire dalle 17, sul molo Favarolo, sono tornati i volontari della Croce Rossa italiana e la polizia per garantire la primissima accoglienza delle persone che stavano per arrivare e il loro immediato trasferimento all’hotspot di contrada Imbriacola dove, dopo la raffica di trasferimenti effettuati dalla polizia su disposizione della Prefettura di Agrigento, erano rimasti da un paio di giorni appena 19 migranti, fra cui 14 minori non accompagnati. All’improvviso, come sempre avviene non appena le condizioni del mare migliorano, la tensione torna alta, anzi altissima, fra il canale di Sicilia e le isole Pelagie.