Convalidato dal gip di Agrigento il fermo del comandante di un motopesca tunisino e degli altri 5 membri dell’equipaggio, nonché il sequestro del natante, per il reato di pirateria marittima. Applicata la custodia in carcere. Il provvedimento è stato eseguito della polizia di Stato di Agrigento, dalla sezione operativa navale di Lampedusa della guardia di finanza e dalla guardia costiera dell’isola, coordinati dalla procura di Agrigento, guidata dal procuratore facente funzioni Salvatore Vella. Le indagini hanno permesso di accertare che i pescatori tunisini depredavano i numerosi barchini sulla rotta Sfax - Lampedusa, con a bordo, per la maggior parte, migranti sud-sahariani, minacciando gli stessi di lasciarli alia deriva. Quanto dichiarato dalle vittime, in linea con le precedenti indagini in tema di pirateria marittima, ha riproposto i casi di migranti che, a bordo di fatiscenti natanti, in precari condizioni di stabilita, intercettati in acque internazionali, vengono costretti, sotto la minaccia di essere lasciati alla deriva, a consegnare i loro averi e i motori delle loro imbarcazioni agli equipaggi dei pescherecci tunisini. l fermo è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari di Agrigento, Stefano Zammuto, che ha emesso contestualmente la misura della custodia cautelare in carcere. A luglio era stato contestato per la prima volta il reato di pirateria marittima, contemplato dalla convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Polizia, guardia di finanza e guardia costiera avevano eseguito il fermo di indiziato di delitto nei confronti del comandante di un motopesca tunisino e dei tre componenti dell’equipaggio che avevano preteso dai migranti, in acque internazionali, la consegna del motore dell’imbarcazione sulla quale viaggiavano in cambio del loro aiuto per raggiungere le coste italiane.