Giudizio immediato per Salvatore Sedita, il trentaquattrenne di Racalmuto che lo scorso 13 dicembre ha massacrato i genitori Giuseppe Sedita e Rosa Sardo, uccidendoli nella loro abitazione con 47 colpi di mannaia. Lo ha disposto il gip del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, accogliendo la richiesta del pm Gloria Andreoli, saltando quindi l’udienza preliminare. Alla decisione si è arrivati dopo che lo psichiatra Lorenzo Messina, incaricato dal giudice di eseguire una perizia, è giunto alla conclusione che Sedita è capace di intendere e volere «ma ha agito sotto la spinta disinibente e aggressiva della cocaina».
Gli accertamenti erano stati sollecitati dal procuratore reggente Salvatore Vella e dal pm Andreoli per fare luce sulla capacità di intendere e volere e sull’effettiva portata dei problemi mentali dell’indagato. «Ho colpito prima mia madre con la mannaia conservata in una borsa frigo in camera da letto. Gliel’ho conficcata nel collo ma è rimasta viva. Ho continuato anche quando ho capito che erano morti dando dei colpi secchi alle mani». È un racconto dell’orrore quello fatto da Salvatore Sedita, che, dopo essere stato sottoposto a delle terapie nel reparto di psichiatria, aveva reso una piena confessione davanti al gip Francesco Provenzano. Lo stesso gip, dopo l’interrogatorio, aveva disposto il suo ricovero nella sezione psichiatrica del carcere di Barcellona Pozzo di Gotto.
Sedita, in un primo momento, aveva fatto una ricostruzione delirante dicendo di avere visto i demoni e che l’autore dell’omicidio era «un uomo con la maschera e i tatuaggi che ha bussato a casa». All’origine delle violenze e del successivo massacro, secondo quanto lui stesso ha detto al gip, ci sarebbero i contrasti con i genitori che, a suo dire, non l’avrebbero accettato e avrebbero persino minacciato di buttarlo fuori di casa.
«Il fatto reato - scrive lo psichiatra nella perizia - non è diretta espressione di una infermità mentale ma è avvenuto sotto l’effetto della cocaina per cui Sedita va considerato capace di intendere e volere». Il difensore dell’indagato, l’avvocato Ninni Giardina, non potrà scegliere il giudizio abbreviato perché abolito, per reati punibili con l’ergastolo, dall’aprile del 2019. I legali dei familiari, Giuseppe Contato e Giuseppe Zucchetto, indicati come «parti offese», si costituiranno parte civile.
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