Salpare verso la Sicilia senza scafisti, né organizzazioni che pianificano le «traversate della speranza». Potrebbe essere un nuovo trend, con le partenze dalla Tunisia che rischiano di moltiplicarsi all’infinito, quanto riferito all’alba da 24 dei 25 tunisini soccorsi, al largo di Lampedusa, dai finanzieri della motovedetta «Sottile».
I militari delle fiamme gialle hanno bloccato il gruppo mentre era in navigazione su un barchino di ferro di 7 metri, con motore fuoribordo. Così come sempre avviene, prima che venissero trasferiti all’hotspot, anche a loro è stato chiesto luogo ed orario di partenza, nonché costo del viaggio. Il racconto, grosso modo, è stato questo: «La barca l’abbiamo comprata noi. Abbiamo raccolto i soldi e pagato 45 mila dinari per prendere la barca e 10 taniche, da 20 litri, di carburante. Una spesa che abbiamo diviso fra tutti noi». E la navigazione, con a bordo anche quattro donne e un minore, è stata fatta utilizzando una bussola e uno smartphone.
Fino ad ora, gli sbarcati hanno sempre riferito di avere pagato da un minimo di mille fino a 4 mila dinari per la traversata organizzata dagli scafisti. Queste nuove dichiarazioni, se confermate, mettono in luce un aspetto nuovo del fenomeno: in Tunisia, la gente del posto riesce anche ad organizzare e salpare autonomamente verso la Sicilia. E lo fa spendendo poco più di 12 mila euro per acquistare quei barchini che il procuratore capo facente funzioni di Agrigento Salvatore Vella ha già definito «bare galleggianti». Non più barche di legno, generalmente utilizzate per la pesca e quindi costruite in cantieri navali. Ma barchini in metallo, con motore fuoribordo, che hanno una grandissima instabilità. Natanti che quando si capovolgono, affondano velocemente proprio perché in metallo.
Anche del racconto di «viaggi fai da te» si sta, in queste ore, interessando la Procura di Agrigento. Sulla base di quanto detto dai migranti sbarcati negli ultimi due giorni, 44 dei 49 barchini soccorsi, bloccati o usati per arrivare a Lampedusa sono partiti da Sfax, due da Kerkenna, uno da Madhia e uno da Soussa, in Tunisia. Solo un gruppo, composto da 41 persone, ha riferito d’essersi imbarcato a Zawia in Libia.
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