Agrigento, il suicidio della diciassettenne: si indaga su altri episodi e possibili estorsioni
Ci sarebbero almeno altri tre episodi e due filoni investigativi, aperti dalla procura minorile di Palermo e da quella di Agrigento, per presunta estorsione sessuale legati al caso della diciassettenne Alice Schembri, violentata e filmata dal branco quando aveva 15 anni, morta suicida lanciandosi dalla Rupe Atenea di Agrigento. Uno dei due minorenni, all’epoca dei fatti, ossia sei anni fa, sarebbe stato protagonista di altri video in cui era immortalato insieme ad altre ragazzine durante rapporti intimi. Il sospetto degli inquirenti è che potrebbero esserci stati dei tentativi di estorsione: denaro in cambio della mancata divulgazione dei filmati girati a insaputa delle protagoniste. La procura di Agrigento, coordinata dal reggente Salvatore Vella, ha da tempo trasmesso gli atti ai colleghi del tribunale minorile trattenendo per sé un altro fascicolo. Le due inchieste si sommano a quella di recente conclusa dai pm della procura di Palermo, Luisa Bettiol e Giulia Amodeo, che indagano per violenza sessuale di gruppo ai danni di minore e produzione di materiale pedopornografico. Questo fascicolo ha come indagati due ventisettenni che, insieme a due minorenni nel 2015, avrebbero violentato la quindicenne filmandola in almeno quattro circostanze. «Nessuno di voi sa e saprà mai con cosa ho dovuto convivere da un periodo a questa parte. Quello che mi è successo non poteva essere detto, io non potevo e questo segreto dentro di me mi sta divorando». scriveva la ragazza su Facebook. «Ho provato a conviverci e in alcuni momenti ci riuscivo così bene che me ne fregavo, ma dimenticarlo mai.. E allora ho pensato: perché devo sopportare tutti i momenti no, che pur fregandomene, sono abbastanza stressanti, se anche quando tutto va bene e come dico io, il mio pensiero è sempre là? Non sono una persona che molla, una persona debole, io sono prepotente, voglio cadere sempre in piedi e voglio sempre averla vinta, ma questa volta non posso lottare, perché non potrò averla vinta mai, come però non posso continuare a vivere così, anzi a fingere così...». La squadra mobile, indagando su questo episodio, avvenuto il 18 maggio del 2017, dopo avere scartato alcune piste come, ad esempio, quella delle sette sataniche, è risalita ad alcuni video che immortalavano la diciassettenne, due anni prima, mentre faceva sesso di gruppo con quattro ragazzi, di cui due all’epoca minorenni. I quattro giovanissimi - è l’atto di accusa dei pm della procura di Palermo Luisa Bettiol e Giulia Amodeo - avrebbero abusato delle sue condizioni di inferiorità fisica e psichica «legata al consumo di sostanze alcoliche». Alla ragazza sarebbe stato intimato di restare ferma e non si sarebbero fermati neppure davanti al suo espresso rifiuto avendo la quindicenne, sostiene l’accusa, pronunciato frasi dal contenuto inequivocabile. «Non voglio», «non posso», «mi uccido», «no, ti prego.. mi sento male»