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Canicattì, spaccio davanti al bar: ai domiciliari padre e figlio, percettori di reddito

Il reddito di cittadinanza che percepivano non era evidentemente bastevole per le loro tasche. Due uomini di Canicattì, già conosciuti per reati di questo tipo, sono stati arrestati per spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti con la conseguente sospensione del beneficio dello Stato. Si tratta di due componenti della stessa famiglia, padre e figlio, che la settimana scorsa sono finiti ai domiciliari, per decisione del Gip del tribunale di Agrigento, con obbligo del braccialetto elettronico.

Uno dei due, A.A., ovvero il capofamiglia, è stato colto in flagranza di reato mentre era intento, davanti a un bar di Canicattì, a vendere cocaina ad un incensurato. L'uomo stava incassando 200 euro dopo aver consegnato la busta con la droga quando è stato bloccato dalla polizia della sezione antidroga della Squadra mobile, coordinata dal vice questore aggiunto Giovanni Minardi.

Fermato il 55enne, le indagini della polizia sono proseguite a casa dell'arrestato, dove gli agenti in seguito alla perquisizione hanno trovato altra cocaina, per un peso complessivo di 48 grammi, già suddivisa in 17 dosi; quindi pronta per essere spacciata. La detenzione della sostanza stupefacente, però, è stata attribuita al figlio dello spacciatore, C.A. di 22 anni. Anche per il giovane è scattata dunque la denuncia. Il Gip presso il tribunale di Agrigento ha disposto pure per lui la misura cautelare dei domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico. In casa dei due arrestati è stata trovata anche un'ingente somma  in denaro che è stata sequestrata: si tratta di 4500 euro riconducibili all'attività di spaccio.

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