Non si rassegna alla fine della loro relazione e inizia a perseguitarla, picchiarla e umiliarla arrivando anche a tagliarle le ruote dell’auto e dare fuoco alla stessa vettura. La sua violenza, mai interrotta neppure dopo un formale provvedimento di ammonimento del questore e la misura cautelare del divieto di avvicinamento, sempre secondo l’accusa, avrebbe avuto come bersaglio pure il padre e un amico dell’ex compagna. Giuseppe Gangarossa, di cinquantanove anni, di Porto Empedocle, è stato condannato per le accuse di stalking, lesioni aggravate, incendio, danneggiamento, minaccia e violazione del divieto di avvicinamento. Tre anni di reclusione (6 mesi in meno di quanto chiesto dal pubblico ministero) è la pena inflittagli dal giudice monocratico Agata Anna Genna. Fra gli episodi più gravi al centro della vicenda c’è quello legato al danneggiamento dell’autovettura della donna, alla quale sarebbero state tagliate i quattro pneumatici e l’incendio dello stesso veicolo. Un amico della presunta vittima, fra le altre cose, sarebbe stato, inoltre, minacciato con un martello se non si fosse fatto «i fatti suoi». La donna e il padre, bersaglio delle minacce dell’imputato, si sono costituiti parte civile, con l’assistenza degli avvocati Alba Raguccia e Graziella Vella, e saranno risarciti: il giudice ha disposto pure una provvisionale, ovvero un anticipo subito esecutivo, di 1.000 euro ciascuno. Il pubblico ministero, a conclusione della requisitoria, aveva chiesto la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Olindo Di Francesco, aveva chiesto, al contrario, l’assoluzione sostenendo una diversa ricostruzione dei fatti e ritenendo che alcuni episodi non fossero stati adeguatamente provati.