Sei voti falsamente attribuiti al candidato rivale Piero Giglione e una serie di inesistenti irregolarità formali che avrebbero annullato il voto al candidato a sindaco Silvio Cuffaro, che aveva vinto con uno scarto di appena 5 preferenze. Con questa accusa cinque rappresentanti di lista e un presidente di seggio sono stati rinviati a giudizio per dei presunti brogli che sarebbero stati commessi in occasione di un ricorso amministrativo successivo alle elezioni amministrative del 31 maggio e del primo giugno del 2015 a Raffadali.
Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, ha deciso l’approfondimento dibattimentale per Pasquale Tuttolomondo, 66 anni, Veronica Ragusa, 31 anni, Francesco Curaba, 78 anni, Eleonora Bruno, 31 anni, Salvatore Pace, 48 anni (tutti rappresentanti di lista), e Salvatore Frenda, 58 anni, presidente di seggio della sezione numero 11.
La vicenda scaturisce dalle elezioni amministrative del 2015, quando il fratello dell’ex governatore siciliano Totò Cuffaro fu eletto sindaco superando di appena cinque preferenze Piero Giglione, allora sostenuto da Pd e Udc. Ne scaturì un contenzioso amministrativo e il candidato sconfitto si rivolse al Tar, sostenendo che il voto avrebbe dovuto essere ribaltato per una serie di irregolarità formali che lo avevano alterato.
Nell’ambito del procedimento amministrativo i giudici del Tar hanno disposto una verifica delle schede e sarebbero emerse una serie di irregolarità da parte dei rappresentanti di lista, che avrebbero attestato vizi di forma inesistenti (fra cui la scrittura per esteso anziché la croce) del candidato Cuffaro oppure - nel caso del presidente di seggio - l’attribuzione di sei voti in più a Giglione. In seguito all’istruttoria, eseguita in prefettura, con il controllo delle schede contestate, lo stesso Giglione, dopo avere appreso dell’inchiesta penale, decise di ritirare il ricorso. Cuffaro, quindi, che poi fu confermato 5 anni dopo, restò sindaco e presentò una querela.
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