Il porticciolo turistico di Licata è abusivo ed è stato costruito con opere illegittime su un’area di proprietà del demanio, dove non era stato autorizzato. Tuttavia, non furono commessi brogli per «salvare» il costruttore Luigi Francesco Geraci, 78 anni, imprenditore di Sommatino, titolare della società «Iniziative immobiliari» che ha realizzato il progetto, dal pagamento degli oneri concessori che sono stati quantificati in 7 milioni di euro. Questa, in sintesi, la conclusione dei giudici della Corte di appello di Palermo che hanno confermato la sentenza, emessa il 7 gennaio di due anni fa, dal gup di Agrigento Giuseppe Miceli, che aveva condannato Geraci a tre mesi di arresto e 10 mila euro di ammenda per i soli reati di occupazione abusiva di suolo pubblico e abuso edilizio, assolvendolo - invece - dall’abuso di ufficio: la pena verrà sospesa solo se demolirà le opere abusive. I giudici hanno disposto pure la demolizione delle opere abusive realizzate all’interno della struttura, un resort con ristoranti, cabine e altre aree. Assolti, dall’accusa di abuso di ufficio, anche altri tre imputati, a partire dall’ex dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Licata, Vincenzo Ortega, 62 anni, attuale dirigente del ministero delle Infrastrutture. Due i livelli di responsabilità ipotizzati nell’inchiesta della procura di Agrigento. Da una parte il mancato pagamento degli oneri concessori sottratti alle casse del Comune per un importo di circa 7 milioni e, dall’altra, gli abusi edilizi con varianti approvate in maniera illegittima e spazi edificati senza la relativa concessione. Nella lista degli imputati anche tre dirigenti del Comune di Licata, tutti assolti: Andrea Occhipinti, 53 anni, a capo del dipartimento finanziario; Giuseppa Maria Pia Amato, 63 anni, responsabile del Suap (Sportello attività produttive) e lo stesso Ortega. Bartolo Consagra, 44 anni, infine, è stato condannato a un’ammenda per occupazione abusiva di suolo demaniale. L’imprenditore Geraci e i tre dirigenti del Comune erano imputati di abuso di ufficio perché, in particolare, nel 2014, avrebbero approvato una variante illegittima al progetto, per ragioni legate all’acquisizione dei documenti, che consentì alcune modifiche per realizzare, fra le altre cose, una nuova piscina con annessi servizi e un fabbricato.