«Volevo uccidere i miei genitori». Lo ha detto ai giudici Angelo Incardona, l'uomo di 44 anni che a Palma di Montechiaro ha sparato prima al padre e alla madre, ferendoli in modo non grave, e poi ha esploso più di dieci colpi di pistola contro un imprenditore, Lillo Saito, uccidendolo. Incardona, a quanto si è appreso, era mosso da rancore perché, secondo quanto ha dichiarato agli inquirenti, proprio i genitori avrebbero messo in giro la voce che il figlio era pronto a collaborare con la giustizia. Per questo Incardona il pomeriggio di due giorni fa, il 10 febbraio, ha sparato contro il padre e la madre. Incardona ha raccontato ai pm di fare parte di un clan mafioso, i Cucciuvi, un sottoclan dei Paracchi, organizzazione di stampo mafioso che nel territorio di Palma di Montechiaro e Favara si aggiunge a Cosa nostra e alla Stidda. Il padre Giuseppe Incardona è tra gli otto accusati per il far west fra le strade di Palma di Montechiaro del 12 giugno di 4 anni fa, con inseguimenti in auto, sparatorie e ferimenti. Incardona jr. voleva punire il padre e la madre per quelle voci. Comunque, ha sparato senza colpirli in modo grave. I due coniugi, di 65 e 60 anni, sono in ospedale ma non in pericolo di vita ed è probabile che Giuseppe Incardona venga nuovamente sentito da chi indaga per avvalorare o meno le parole del figlio. L'omicidio di Lillo Saito, il socio della ditta Gelati Gattopardo, è stato un caso, secondo quanto ha riferito Angelo Incardona. Dopo avere lasciato l'abitazione dei genitori, il 44enne ha incontrato l'uomo in strada e questi, sempre secondo quanto raccontato dall'omicida, gli avrebbe rivolto un gesto minaccioso, con la mano che corre orizzontalmente lungo la gola. A quel punto Incardona avrebbe risposto sparando dagli 11 ai 12 colpi di pistola all'uomo che si trovava seduto nella sua auto.