Si dichiara estraneo ai fatti il professionista Maurizio Lupo, difeso dall'avvocato Antonino Gattuso, e finito al centro dell'inchiesta sulle possibili infiltrazioni mafiose a Torre Macauda, insieme ad altri 7 soggetti. Con una nota il legale di Lupo ha fatto sapere di aver «predisposto memoria e documenti che verranno proposti all’attenzione della Procura della Repubblica contestualmente all’interrogatorio al quale il predetto professionista ha chiesto di essere sottoposto. In quella sede si confida che verranno chiariti tutti gli equivoci ed i dubbi degli inquirenti rispetto alle accuse dalle quali il dott. Lupo si professa assolutamente estraneo e lontano per storia, principi ed etica personale e professionale».
E nella giornata di ieri anche gli avvocati difensori dell’imprenditore Francesco Donà dalle Rose si erano dichiarati «pronti a dimostrare l’estraneità del loro assistito alle ipotesi formulate dalla Procura di Palermo, oggetto di indagine. La famiglia - fanno sapere i legali in una nota - si chiude nel più stretto riserbo confidando nell’operato della magistratura».
Un'indagine molto complessa che ieri ha portato a perquisizioni in due filiali della Unicredit di Palermo e alla notifica di otto avvisi di garanzia tra gli altri a Di Gangi, al figlio Alessandro e a un funzionario dell’istituto di credito.
La società che gestisce Torre Macauda, la Libertà Immobiliare, secondo la Procura di Palermo, sarebbe di fatto riconducibile al boss Salvatore Di Gangi e al figlio Alessandro che, attraverso una serie di operazioni illecite, sarebbero tornati in possesso della struttura alberghiera sommersa dai debiti. Un giro vorticoso di denaro, scatole cinesi, imprenditori compiacenti e sullo sfondo la complicità di un dirigente di banca che avrebbe rilasciato una quietanza per un pagamento di 8 milioni avendone ricevuti solo 4.
I reati ipotizzati sono di concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori e falso. Il boss Di Gangi, fedelissimo del capomafia Totó Riina, e secondo i pm vero proprietario di Torre Macauda, sarebbe riuscito a rimettere le mani sulla struttura alberghiera. L'hotel, confiscato venne poi restituito all’imprenditore Giuseppe Montalbano, secondo i magistrati prestanome del boss. I milioni di debiti accumulati dal resort con Unicredit determinarono l’avvio di una procedura esecutiva a cui partecipò la Libertà Immobiliare, società costituita nel 2011 pochi giorni prima della vendita dei lotti da parte della banca creditrice. La Libertà Immobiliare di fatto non svolge alcuna attività se non quella relativa all’acquisto di Torre Macauda.
Tra i soci ci sono Maurizio Lupo, professionista imparentato con Di Gangi, e l'imprenditore veneto delle Rose che ci mette un capitale di 4 milioni di euro. La società si aggiudica Torre Macauda, ma secondo gli investigatori versa solo la metà del prezzo, ricevendo dalla banca una falsa quietanza per l’intero importo grazie alla complicità del funzionario di banca che oggi è accusato di falso. Delle Rose, che secondo i pm avrebbe finanziato l’acquisto sapendo che dietro c'era il boss Di Gangi, risponde di concorso esterno in associazione mafiosa.
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