Girgenti acque, 8 fermi: Miccichè e Scoma indagati. Coinvolto Pitruzzella, spuntano 2 pagamenti
Un terremoto giudiziario travolge Girgenti Acque, gestore unico del servizio idrico integrato della provincia di Agrigento, destinataria di certificazione interdittiva antimafia nel novembre del 2018. Militari dell’Arma dei carabinieri e della Tutela per l’Ambiente, della Guardia di finanza e personale della Direzione investigativa antimafia, in un'operazione definita "Waterloo", hanno eseguito 8 fermi per associazione a delinquere di "colletti bianchi" finalizzata alla commissione di delitti contro la Pubblica amministrazione, frode in pubbliche forniture, furto, ricettazione, reati tributari, societari e in materia ambientale. Tra gli 84 indagati (per 50 la Procura si appresta a notificare avviso di conclusione delle indagini preliminari), ci sono anche il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè (Fi), l’attuale deputato Francesco Scoma (Iv), l’ex presidente della Provincia Regionale di Agrigento Eugenio D’Orsi, e l’ex prefetto di Agrigento Nicola Diomede, che si era dimesso nel 2018, dopo la notifica dell’avviso di garanzia. Le indagini della Procura della Repubblica di Agrigento sono coordinate dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e dai sostituti procuratori Paola Vetro, Sara Varazi e Antonella Pandolfi sotto la direzione del procuratore della Repubblica Luigi Patronaggio.
I fermati
Al vertice del sodalizio criminale, come scrive la Procura di Agrigento, c'era l’imprenditore Marco Campione, ex presidente del Cda di Girgenti Acque e amministratore di fatto delle società “Gruppo Campione”. Oltre a lui sono stati fermati Pietro Arnone, 58 anni, amministratore unico di Hydortecne; Calogero Patti, 53 anni, dipendente di Girgenti Acque; Angelo Piero Cutaia, 51anni, direttore amministrativo di Girgenti Acque; Gian Domenico Ponzo, 54 anni, direttore generale Girgenti Acque; Francesco Barrovecchio, 61 anni, responsabile tecnico Hydortecne; Calogero Sala, 61 anni, direttore tecnico e progettazione Girgenti Acque; Igino Della Volpe, 63 anni, membro del consiglio di amministrazione di Girgenti Acque. Nessun sequestro nel corso dell'operazione, sebbene in un primo momento fosse circolata la notizia su un provvedimento che riguardasse 18 milioni. Complessivamente sono 84 le persone indagate e per 50 di loro la Procura si appresta a notificare avviso di conclusione delle indagini preliminari. Per i fermati, invece, si attende adesso la decisione del Gip sulla convalida e sulla richiesta di emissione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere.
La procura
Le indagini su Girgenti Acque sono durante quasi quattro anni e si sono avvalse di attività di intercettazioni, di comunicazioni e di consulenze tecniche in materia contabile ed ambientale. Secondo la Procura di Agrigento hanno "disvelato una potente azione di lobbying e la creazione di un vasto sistema di corruttele volto ad eludere i controlli degli enti preposti - scrivono dalla Procura - . Falsi in bilancio ed un sistema di accentramento degli appalti in capo alle imprese del presidente del consiglio di amministrazione di Girgenti Acque, Marco Campione, hanno permesso allo stesso di operare in regime di monopolio con relativi guadagni. L'omissione della dovuta attività di depurazione delle acque - sostiene la Procura di Agrigento - ha anche creato un danno ambientale da quantificare. L'illecito addebito agli utenti dei relativi costi non sostenuti, completano un quadro probatorio eterogeneo e complesso". Il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, spiega: "La sistematica e diffusa corruzione dei soggetti preposti ai doverosi controlli di gestione, alla correttezza e imparzialità di gestione, alla corretta concorrenza fra imprese, hanno permesso agli indagati, tutti appartenenti al disciolto Cda e ai vertici della società, di arricchirsi illegalmente, costituendo - ha incalzato Patronaggio - una vera e propria associazione per delinquere. Il reticolo di connivenze e compiacenze, create dagli 8 indagati, è andato oltre a quello che in un primo momento era stato definito come 'assumificio'. Mi sento di parlare di una fitta rete di lobbying ai più alti livelli, una capacità di penetrare all'interno dei meccanismi di controllo impressionante". Alla base dei provvedimenti di fermo della Procura vi è la ritenuta esigenza cautelare "della possibilità di trasferire ingenti capitali all'estero". "Anche per questo abbiamo effettuato i fermi - ha spiegato, durante la conferenza stampa, il procuratore capo - . Si tratta di soggetti che si muovono a livello internazionale, che hanno la capacità non solo di andare all'estero, ma anche di movimentare capitali su conti esteri".
La beffa di Girgenti Acque: il cittadino paga, ma la depurazione viene omessa
Il cittadino pagava, ma l’acqua non veniva depurata. È uno degli aspetti che emerge dall’inchiesta su Girgenti Acque. «Le investigazioni dei carabinieri del Noe - ha spiegato, durante la conferenza stampa sugli otto fermi eseguiti nell’ambito dell’inchiesta, il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio - hanno permesso di disvelare la mancata o insufficiente depurazione delle acque e una truffa nelle tariffe imposte ai consumatori e agli enti pubblici. È noto, perché abbiamo fatto tredici sequestri di impianti, che gli indagati non hanno efficacemente depurato le acque e invece in bolletta figurava il costo della depurazione. Molte associazioni di consumatori hanno protestato e abbiamo lavorato anche in tal senso». L'acqua non manca in provincia di Agrigento, ma non è per tutti, secondo quanto spiegano gli investigatori. «Nonostante la ricchezza di acque, in questa provincia - dice il colonnello Vittorio Stingo, comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento - il bene non è accessibile a tutti. Ecco dove nasce l’azione investigativa dell’Arma. I “signori dell’acqua”, con un’azione criminale affiancata da una mala gestione, creano un danno erariale principalmente a carico dei cittadini, che non hanno acqua potabile, non hanno acqua depurata e subiscono un danno alla salute e all’ambiente. Ecco, dunque che interveniamo noi, a proteggere la nostra gente, a tutelare i diritti alla salute e all’ambiente». «Dietro - aggiunge il tenente colonnello Pasquale Spataro, comandante del gruppo carabinieri tutela ambientale di Napoli - c’è sempre il guadagno economico. Risparmiare i costi di depurazione è una consuetudine. Più depuro e più produco fanghi che sono un rifiuto. Smaltire una tonnellata costa 120 euro. In questo caso, la procedura è stata la più semplice: si ometteva totalmente la depurazione e ciò che confluiva nei corsi d’acqua era il refluo fognario tale e quale».
Indagato anche Pitruzzella, spuntano due pagamenti
Fra gli indagati compare anche il nome di Giovanni Pitruzzella perché, per i magistrati, «contribuiva concretamente, pur senza farne parte, al rafforzamento dell’associazione». Forte del suo ruolo dell’epoca, quello di presidente della Autorità garante della concorrenza e del mercato, secondo la Procura «si impegnava a compiere atti contrari ai suoi doveri d’ufficio a favore della Girgenti acque» e in particolare «si impegnava a dare una mano a Campione ad acquisire informazioni utili sulla vendita di quote di Siciliacque». Quest’ultima è la società che gestisce il cosiddetto «sovrambito» idrico, cioè le grandi condotte, le dighe e i potabilizzatori. La Procura aggiunge che in cambio dei favori, Pitruzzella ha ricevuto, «su ordine diretto di Campione 50.752 euro nel 2014». La somma è stata documentata con fattura ricevuta il 20 ottobre 2014 ed emessa da Pitruzzella, con causale «Prestazioni professionali nei giudizi Acoset Spa contro Comune di Palma Montechiaro». La Procura aggiunge un pagamento di 25.376 euro nel 2015, sempre dietro fattura per prestazioni professionali.