Il diritto di critica è una forma di pensiero costituzionalmente garantita e non costituisce reato anche se esercitato con virulenza, purché non arrechi offesa. Lo ha ribadito il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, che ha disposto l’archiviazione del procedimento avviato nei confronti di un cittadino di Licata che su Facebook aveva criticato con veemenza l’articolo di un giornalista agrigentino che riportava vicende giudiziarie in cui era stato coinvolto.
Anche il pm aveva chiesto l'archiviazione dell’indagine, scaturita su denuncia del cronista che si era sentito diffamato da quelle critiche. «Il diritto di critica si risolve nella libertà di dissentire dalle opinioni espresse da altri, sottoponendo a vaglio censorio
le altrui tesi, affermazioni o condotte purché vengano rispettati i limiti scriminanti della rilevanza sociale e costituzionale della materia nonché della correttezza e continenza delle espressioni», sottolinea l’avvocato Mariella Lo Giudice che ha difeso il licatese.
«In quanto manifestazione dell’opinione personale dell’autore - conclude il legale - non può essere per sua intrinseca caratteristica totalmente obiettivo e può manifestarsi anche con l’uso di un linguaggio colorito e pungente». Tesi sposata dal giudice Vella che ha riscontrato «l'infondatezza della notizia di reato e la conseguente superfluità della prosecuzione delle indagini».
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