L’avvocato Giuseppe Arnone, finito in carcere il 10 maggio in seguito alla revoca della semilibertà per delle presunte violazioni delle prescrizioni, ricusa il giudice delle udienze preliminari del tribunale di Caltanissetta Santi Bologna definendolo in udienza «subalterno alla pubblica accusa». La sentenza del processo, in corso con rito abbreviato, in cui è imputato il procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, accusato di calunnia ai danni dello stesso Giuseppe Arnone, slitta, quindi, perché la Corte di appello dovrà pronunciarsi sull’istanza dell’avvocato di estromettere il giudice dal processo.
All’udienza precedente il pubblico ministero aveva chiesto l’assolu - zione dall’imputazione di avere accusato falsamente Arnone, nel 2014, attraverso una relazione di servizio su una concitata udienza nella quale, secondo Salvatore Vella, si sarebbe rifiutato di uscire dall’aula interrompendo un pubblico servizio. Accusa di calunnia, secondo il Pm, insussistente tanto da chiederne l’assoluzione. Il processo, instaurato in seguito a un’ordinanza del giudice delle indagini preliminari che rigettava la richiesta di archiviazione, doveva proseguire con l’ar - ringa del legale di Arnone: non più l’avvocato Francesco Menallo ma la collega Daniela Principato che ha chiesto un rinvio per malattia.
Differimento non concesso (perché non previsto per le parti civili), che ha mandato su tutte le furie Giuseppe Arnone il quale ha ricusato il giudice accusandolo, in udienza, di non essere equo. Dopo l’arringa dell’avvocato Daniela Posante, difensore di Salvatore Vella che ha ribadito, come fatto anche dal pubblico ministero in precedenza, l’insussistenza della contestazione di calunnia ai danni del magistrato, il giudice ha disposto un rinvio al 22 giugno.
Se la Corte di appello, nel frattempo, dovesse decidere di rigettare la richiesta, il processo si potrebbe concludere. In caso contrario sarà assegnato ad un altro giudice e ripartirà da capo. Nel frattempo i due pubblici ministeri presenti in udienza hanno chiesto la trasmissione degli atti alla procura di Catania per le frasi proferite da Giuseppe Arnone al loro indirizzo e ritenute offensive.
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