«Il nostro obiettivo era dimostrare l’estraneità alle accuse del dottore Ferdinando Sciabarrà, persona perbene alla quale si contesta di essersi appropriato della Scala dei Turchi e di averne provocato il danneggiamento. Adesso che i periti hanno accertato la sua innocenza, siamo disponibili a cedere tutte le particelle su cui ricade la scogliera al Comune di Realmonte e alla Regione». Lo ha detto all’Agi l’avvocato Giuseppe Scozzari, commentando gli ultimi sviluppi sulla vicenda giudiziaria legata alla proprietà della Scala dei Turchi. In giornata si è celebrata un’udienza interlocutoria del processo civile avviato dallo stesso Comune di Realmonte, nel quale interviene pure Legambiente, che rivendica la proprietà del bene e ha citato Sciabarrà. Nel frattempo, nelle scorse settimane, i periti del gip, nell’ambito di un incidente probatorio chiesto dalla Procura, sono arrivati alla conclusione che delle tre particelle su cui ricade il sito, fra atti pubblici e possesso di fatto prolungato nei decenni con l’inerzia degli enti pubblici, almeno una è dello stesso Sciabarrà mentre le altre non sono pubbliche. «Era quello che volevamo emergesse - sottolinea ancora l’avvocato Scozzari - tanto che abbiamo prodotto atti pubblici e documenti a partire dal 1939. A questo punto l’unico interesse è quello di valorizzare a pieno il sito naturale, da parte del dottore Sciabarrà c'è la piena disponibilità e senza condizioni». La vicenda, intanto, approderà alla commissione Ambiente dell’Ars, convocata per domani mattina con una serie di audizioni in calendario per discutere sulla gestione della Scala dei Turchi.