L’idea, praticamente scontata, è che qualcuno abbia voluto fare autonomamente pulizia, senza considerare i danni all’ambiente. Erano passati, del resto, più di tre mesi da quando quella «montagna» di rifiuti – in via Quattro Canti, a pochi passi dal Municipio di Porto Empedocle – era stata sequestrata dai carabinieri della stazione di Porto Empedocle, che sono coordinati dal comando compagnia di Agrigento.
Da allora, dallo scorso primo gennaio, ed almeno fino alla notte fra venerdì e ieri, quell’immondezzaio è rimasto a far bella mostra di se, magari ingigantendosi anche. In tre mesi e mezzo, dal momento del sequestro, non è mai stata realizzata la bonifica dei luoghi. Qualcuno, all’alba di ieri, ha pensato - verosimilmente - di far se ed ha appiccato un incendio. Un rogo spaventoso e maleodorante.
Sul posto, scattato l’allarme, si sono precipitati i vigili del fuoco del comando provinciale di Agrigento e i carabinieri della stazione di Porto Empedocle. I primi, idranti alla mano, hanno circoscritto e spento il rogo. I militari dell’Arma di Porto Empedocle - coordinati appunto dal comando compagnia di Agrigento - hanno invece dato il via alle indagini. C’è da identificare infatti il piromane del gigantesco falò. Un rogo che certamente aveva l’unico obiettivo di far pulizia dello scempio che era rimasto - nonostante il sequestro - sotto gli occhi di tutti. Un rogo che però è pur sempre un reato.
Fitto è il riserbo sull’attività investigativa dei carabinieri che stanno, di fatto, dando la «caccia» all’empedoclino incendiario. Non è escluso che l’uomo possa venire identificato e, qualora questo accadesse realmente, non potrà che venire deferito alla Procura. I carabinieri della compagnia di Agrigento, ma anche quelli dell’intero comando provinciale, da anni ormai combattono una vera e propria «guerra» per cercare di tutelare anche l’ambiente.
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