L'avvocato Giuseppe Arnone, candidato a sindaco di Agrigento nel 2012, non tentò di estorcere denaro al collega e candidato rivale Salvatore Pennica. Confermata l'assoluzione.
I giudici della Corte di appello di Palermo hanno confermato la sentenza, emessa il 20 luglio del 2017 dal giudice Giuseppe Miceli, che lo scagionava dalle accuse. I due erano candidati a sindaco nel 2012 e vennero sconfitti a vantaggio di Marco Zambuto, che ottenne la rielezione.
Secondo la ricostruzione dei fatti, Arnone avrebbe chiesto a Pennica una somma di 40 mila euro prospettando che, nel caso in cui non avesse pagato, avrebbe avviato un’azione giudiziaria nei suoi confronti. Le richieste sarebbero andate avanti dal 23 maggio al 15 luglio.
La campagna elettorale si svolse con toni molto aspri. Arnone, infatti, sosteneva di essere stato diffamato da Pennica, nel corso di un dibattito televisivo in cui aveva detto che il rivale aveva avuto per tanti anni dei legami economici con un’associazione ambientalista.
Arnone avrebbe chiesto quei soldi con lettere e per posta elettronica sostenendo anche di avere coinvolto il consiglio dell’Ordine degli avvocati perché si interessasse e mediasse un contrasto fra due iscritti.
Pennica aveva più volte denunciato Arnone sostenendo di essere stato destinatario di una serie reiterata. Tutte in luogo pubblico e in presenza di testimoni che furono chiamati a confermate toni e contenuti della conversazione prima in Questura e poi in tribunale.
Arnone, che è stato difeso dall’avvocato Daniela Principato, ha sempre sostenuto di essersi limitato a chiedere il risarcimento perché pensava di essere stato diffamato. La sentenza di assoluzione era stata impugnata dal solo Pennica ai fini del risarcimento.
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