«Il bidello Antonio Alaimo aveva rapporti con medici e personale dell’Inps con cui gestiva il giro di falsi certificati, l’organizzazione era composta da medici e pubblici funzionari da una parte e faccendieri dall’altra. A questi ultimi spettava il compito di trovare pazienti». L’ispettore della Digos, Francesco Ciulla, ha raccontato così, in aula, le battute iniziali dell’indagine sulla cosiddetta «fabbrica» di falsi invalidi ad Agrigento, l’inchiesta, che nel settembre del 2014 ha fatto scattare l’operazione e ha già portato a decine di patteggiamenti ma anche di archiviazioni.
La verifica avrebbe accertato l’esistenza di due bande parallele che avevano messo in piedi un giro di falsi invalidi. Ne avrebbero fatto parte medici compiacenti, che accettavano, talvolta, tangenti di modesta entità per attestare patologie inesistenti o di portata superiore a quella reale, pubblici funzionari e semplici faccendieri, ovvero figure che nulla avevano a che fare col mondo sanitario ma che avrebbero procacciato finti malati a cui faceva comodo ottenere previdenze e indennizzi da parte dello Stato.
L'articolo completo nell'edizione di Trapani, Agrigento e Caltanissetta-Enna del Giornale di Sicilia.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia