"Mi sono solo occupata di vicende professionali, al massimo ho fatto delle battute infelici e quei rapporti e quegli incontri nel mio studio sono legati alla relazione col mio compagno". Si difende così l'avvocato di Canicattì Angela Porcello, fermata dai carabinieri con l'accusa di associazione mafiosa. Oggi è stata interrogata dal gip Agrigento, Stefano Zammuto, che dovrà decidere se convalidare il fermo disposto dai pm della Dda di Palermo, Geri Ferrara, Claudio Camilleri e Gianluca De Leo nei confronti di 22 persone. Il legale ha nominato come difensori gli avvocati Salvatore Manganello e Raffaele Bonsignore ed ha negato qualsiasi rapporto con il mandamento mafioso di cui l'ex compagno Giancarlo Buggea (l'imprenditore cinquantenne anche lui fermato si è avvalso della facoltà di non rispondere) sarebbe stato il capo. Angela Porcello ha negato, fra le altre cose di avere custodito la cassa del mandamento mafioso, come si evincerebbe dal contenuto di una intercettazione in cui Buggea dice alla sorella del boss Giuseppe Falsone che "i soldi dei detenuti li ha Angela". "Ho solo gestito, come avvocato, i proventi delle mediazioni agricole dei miei assistiti", ha spiegato. Un accenno anche ai rapporti con l'ispettore di polizia Filippo Pitruzzella, in servizio al commissariato di Canicattì e finito in carcere con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per avere rivelato al boss Buggea e alla compagna Porcello, informazioni riservate su indagini in corso e avere persino redatto delle relazioni di servizio strumentali contro il clan mafioso rivale. "Era solo un rapporto personale - ha detto l'avvocato Porcello -. In una circostanza mi ha messo in guardia da un collega poliziotto che si era rivolto a me per ragioni professionali. Lo riteneva pericoloso". Il riferimento, in questo caso, è all'assistente capo in servizio al commissariato Giuseppe D'Andrea, 50 anni, in carcere con l'accusa di avere rivelato notizie riservate su un imprenditore e avere effettuato un accesso abusivo a sistema informatico per attingere informazioni amministrative legate ad un'attività di scommesse in cui avrebbe avuto un interesse personale. Il poliziotto, difeso dall'avvocato Daniela Posante, è stato interrogato dal gip Alessandra Vella e si è difeso spiegando di avere solo consultato il terminale dell'ufficio e di essersi rivolto all'avvocato per ragioni professionali.