Tre ore di sopralluogo, a partire dalle 8, per dare il via alla superperizia che dovrà accertare la titolarità della Scala dei Turchi, “contesa” fra la Regione e un privato. Dopo il via libera, da parte del gip Luisa Turco, e il conferimento dell’incarico ai consulenti, sono iniziate le operazioni che avverranno con le forme dell’incidente probatorio: le risultanze degli accertamenti, quindi, saranno pienamente utilizzabili in un eventuale processo. L’incarico assegnato dal giudice è quello di «accertare e descrivere lo stato dei luoghi, attraverso rilievi fotografici, topografici ed aerofotogrammetrici» oltre che accertare la demanialità di alcune particelle nonché «l’autenticità e la veridicità dei documenti esibiti dall’indagato al fine di reclamare la proprietà privata». Alle operazioni ha preso parte anche il sindaco di Realmonte, Sabrina Lattuca, insieme ad alcuni tecnici del Comune e della Protezione civile, che ha annunciato di voler mettere a disposizione dei periti l’intera documentazione relativa al contenzioso civile sulla proprietà della scogliera di marna. A chiedere l’incidente probatorio era stato il procuratore Luigi Patronaggio che, il 27 febbraio scorso, aveva disposto il provvedimento di sequestro della Scala dei Turchi. Una persona, allora, era stata iscritta nel registro degli indagati. Si tratta di Ferdinando Sciabarrà, 73 anni, che sostiene di essere il proprietario della scogliera di marna famosa in tutto il mondo. Il capo dei pm agrigentini gli contesta i reati di occupazione di demanio pubblico, invasione di area demaniale, «omesso collocamento di cartelli di pericolo», violazione del codice dei beni culturali e danneggiamento al patrimonio archeologico. «Abbiamo registrato - aveva spiegato il procuratore - atti di vandalismo, gente che porta via pezzi di marna, graffiti di dubbio gusto, buchi nella scogliera, carotaggi non autorizzati. È un sito fragile perché dalla parte sommitale cadono dei massi che mettono in pericolo le persone, ma danneggiano la stessa marna bianca». Patronaggio aveva aggiunto: «Noi riteniamo che un bene che abbia questo valore storico, paesaggistico e geologico debba essere restituito alla mano pubblica. Abbiamo ipotizzato i reati di occupazione abusiva di demanio, ma anche altri reati perché il possessore di fatto non ha mai tutelato questo bene». Ed è proprio quello che si dovrà accertare. La perizia collegiale sarà eseguita, per conto del giudice, dall’ingegnere Gabriele Freni, docente dell’Università di Enna Kore e dal geologo Pasquale Massimiliano Mastrosimone. La difesa dell’indagato, affidata agli avvocati Giuseppe Scozzari e Salvatore Palillo, ha nominato come proprio consulente l’esperto di urbanistica Giuseppe Gangemi. Il 22 marzo è fissata l’udienza in aula nella quale i periti dovranno riferire sulla perizia iniziata ieri con il primo sopralluogo