Agrigento

Domenica 24 Novembre 2024

Discarica di rifiuti a Siculiana, i giudici del riesame: "Il Gip non ascoltò la difesa"

«Il gip aveva l’obbligo di apprezzare la documentazione prodotta dalla difesa al fine di verificare la complessiva tenuta dell’impianto accusatorio. Manca, in definitiva, una puntuale valutazione, anche da parte del pm nella sua richiesta di misura, degli elementi prodotti dalla difesa durante le indagini». I giudici del tribunale del riesame di Agrigento hanno depositato le motivazioni del provvedimento, emesso l’8 settembre scorso, con cui hanno disposto il dissequestro e la restituzione ai gestori della discarica di Siculiana a cui, il 15 luglio, nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza una serie di irregolarità ambientali, sono stati apposti i sigilli. I giudici della seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara, nelle scorse ore hanno depositato le motivazioni del provvedimento con cui hanno accolto il ricorso degli avvocati Roberto Mangano, Vincenzo Maria Giacona, Riccardo Rotigliano, Antonella Paternò e Fabio Anile. L’ordinanza era stata firmata dal gip Francesco Provenzano su richiesta del pm Alessandra Russo. Tre gli indagati. Si tratta dell’ex presidente di Sicindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, e dei fratelli Lorenzo e Fabio, gestori dell’impianto e responsabili della Catanzaro costruzioni. Contestati il falso e alcune violazioni ambientali. Il provvedimento scritto dal giudice del collegio Micaela Raimondo, in sostanza, dichiara nullo il decreto di sequestro del gip «per carenza di motivazioni». Un vizio di forma perchè, in sostanza, non avrebbe motivato nulla in relazione a quanto prospettato e dedotto dalla difesa che, durante le indagini, ha avuto modo più volte di interloquire con la Procura. Il provvedimento aveva chiuso una prima fase di indagini, compiute sin dall’anno 2018 dai carabinieri del nucleo operativo ecologico di Palermo, dirette dalla stessa Procura, «circa le irregolarità tecnico-amministrative dell’impianto e le conseguenti ricadute delle stesse sul territorio, in termini - sottolineavano fonti dell’ufficio inquirente - di contaminazione del suolo e delle acque e di pregiudizio per l’ambiente e per la salute pubblica». Tesi che sono state smentite dai difensori che hanno ottenuto la restituzione della «intera area occupata dalla discarica di rifiuti non pericolosi sita in contrada Materano attualmente in gestione alla Catanzaro Costruzioni s.r.l, nonchè dell’intero impianto di discarica in essa insistente».

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