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Orrore su un barcone a Lampedusa, 25 migranti picchiati a morte: ergastolo ad uno scafista

È stato condannato all'ergastolo dalla Corte d'assise di Agrigento uno scafista somalo accusato di aver picchiato a morte, durante la traversata, venticinque migranti che si erano ribellati all'obbligo di rimanere in stiva con il rischio di soffocare.

Il ventisettenne Mohamed Moussa, che intanto ha fatto perdere le sue tracce, è stato condannato dalla Corte di assise di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato. L'ergastolo era stato proposto anche dal pm Alessandra Russo durante la requisitoria.

In un primo momento Moussa era accusato solo di  di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina - reato per il quale è stato condannato - e solo in un secondo momento, quando l’imputato ha fatto perdere le sue tracce, è stato istruito il procedimento per omicidio volontario.

A raccontare in aula l’orrore dei soccorsi è stato il medico Pietro Bartolo, ex responsabile del presidio ospedaliero di Lampedusa e attuale europarlamentare di Democrazia Solidale. «Hanno aperto la stiva ed era piena di cadaveri. I cadaveri erano ovunque, accatastati uno sopra l’altro ed era già iniziato il processo di decomposizione», aveva detto Bartolo.

Il medico ha rivelato che l’asfissia sarebbe stata solo l’ultima causa della morte: i poveri migranti prigionieri, che secondo il racconto dei sopravvissuti avrebbero provato a ribellarsi e uscire all’esterno della stiva, sarebbero stati brutalmente picchiati.

Si tratta della sesta condanna nell’ambito dell’inchiesta sulla strage del primo agosto del 2011, a Lampedusa, dove un barcone approdò con i cadaveri di venticinque migranti asfissiati e picchiati dentro la stiva.

 

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