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Dall'Agrigentino a Cefalù per partorire ma il bimbo nasce morto: indagati tre medici

Volevano far nascere il proprio figlio a Cefalù e così la si era spostata volontariamente da San Giovanni Gemini nell’Agrigentino ma il piccolo è nato morto. E così, come riporta Giuseppe Spallino in un articolo del Giornale di Sicilia in edicola, la Procura di Termini Imerese, a seguito della denuncia dei genitori del nascituro, ha aperto un’inchiesta per interruzione colposa di gravidanza. A finire nel registro degli indagati sono i membri dell’equipe medica formata da Gianmauro Rubino, Luciana Cordone e Vincenzo Miceli.

Lo scorso 18 maggio, dopo oltre 41 settimane di gestazione e numerose volte in cui aveva chiesto invano la possibilità di partorire, dato che di volta in volta la rimandavano a casa, si è recata nuovamente all’ospedale «Giglio». Il bambino era di quattro chili e mezzo e a prima vista sembrava più grande rispetto a un neonato ma purtroppo era morto.

Spetterà a quattro consulenti tecnici accertare «l’epoca, le cause dell’interruzione della gravidanza e della morte del feto, i mezzi che l’hanno portata» e accertare se siano state osservate «le linee guida e si siano uniformati alle buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica nazionale».

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