L’avvocatura agrigentina continua il pressing, a testa bassa, per chiedere la ripresa dell’attività giudiziaria a pieno regime, o comunque più decisa rispetto a quanto non si stia facendo fino ad oggi. Ieri mattina, nella sala gialla dell’assemblea regionale siciliana, si sono riuniti i vertici istituzionali dell’avvocatura siciliana.
A Palermo era presente una delegazione, capitanata dal commissario dell’Ordine Silvio Miceli. «La convocazione dell’assemblea dell’Unione dei fori siciliani - ha commentato -, estesa a tutte le rappresentanze istituzionali dell’avvocatura, ha lo scopo di condividere iniziative comuni indirizzate alle massime istituzioni dello Stato per reclamare la indifferibile necessità di garantire l’effettività della giurisdizione. Alla luce delle mutate condizioni di rischio epidemiologico, per cui tutte le attività della vita economica e sociale ripartono nel rispetto delle prescrizioni di sicurezza, è necessario un rinnovato e più incisivo impulso alla riapertura dei tribunali che, specie in aree del Paese storicamente afflitte da cronici fenomeni di criminalità organizzata e da quelli ulteriori che si manifestano nelle forme dei reati contro la pubblica amministrazione, costituiscono per i cittadini presidio irrinunciabile di legalità». Al tribunale di Agrigento, nel settore penale, da lunedì si sta lentamente ripartendo ma la situazione di normalità è ancora molto lontana.
Miceli aggiunge: «Le limitazioni consistenti alle attività di udienza e ai servizi di cancelleria, in funzione di un rischio sanitario in larga misura ridimensionato nelle ultime settimane e nelle previsioni di quelle a venire, imposte da disposizioni del governo nazionale nel pieno della emergenza sanitaria, risultano inattuali e rischiano di risolversi in un gravissimo vulnus alla concreta estrinsecazione della concezione tripartita del potere statuale, sin dalla rivoluzione francese, alla base di tutti gli ordinamenti costituzionali delle democrazie occidentali».
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