Cinque condanne per poco meno di venticinque anni di carcere: è la sentenza del processo, scaturito dall'operazione antidroga Fortino, che è stata emessa ieri mattina dal giudice delle udienze preliminari del tribunale Alessandra Vella. La pena più alta - 7 anni e 6 mesi di reclusione - è stata inflitta ad Emanuele Di Dio, 4 41 anni (10 anni era stata la richiesta formulata nei suoi confronti dal pubblico ministero Paola Vetro); 6 anni per Salvatore Stagno, 46 anni (tanti quanti ne aveva chiesti il rappresentante dell'accusa); 4 anni e 2 mesi per Abass Bukary, 25 anni (4 anni e 6 mesi la richiesta); 3 anni per Rosario Crapa, 30 anni (3 anni e 4 mesi la pena sollecitata dalla procura); 3 anni e 4 mesi, infine, per lo zio di quest'ultimo, Massimo Crapa, 45 anni (3 anni la proposta del magistrato inquirente). Le condanne decise dal giudice nei confronti degli imputati (difesi dagli avvocati Salvatore Cusumano, Antonio Bordonaro e Salvatore Maurizio Buggea) sono ridotte di un terzo per effetto del giudizio abbreviato chiesto dagli imputati. Gli inquirenti l'hanno chiamata Operazione Fortino perché i pusher del centro storico di Favara, per sviare le forze dell'ordine, avrebbero utilizzato persino un jammer per disturbare le eventuali intercettazioni delle forze dell'ordine e, inoltre, per allontanare i sospetti ed evitare i controlli, si sarebbero serviti della presenza di bambini.