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Trova lavoro a Bergamo, adesso vive da ostaggio: "Mi manca la mia Agrigento"

"Sono venuta a gennaio con grande entusiasmo dopo avere vinto il concorso e trovato una sistemazione lavorativa fissa, invece sono qua nell'angoscia. Passa un'ambulanza ogni sei minuti, vedo amici e conoscenti ammalarsi e morire. Mi manca Agrigento ma non sono scesa, neppure quando si poteva farlo, per tutelare la salute dei miei familiari. Sogno di riabbracciarli e di rivedere i miei amici ma temo che per molti mesi non sarà possibile".

Queste le parole di Giusy Galia, 33 anni, agrigentina, laureata in giurisprudenza e trasferitasi a Bergamo a inizio gennaio per lavoro. Giusy ha scelto di non tornare in Sicilia, per la tutela dei suoi familiari.

"Non l'ho fatto - racconta Giusy - perchè ho voglio tutelare i miei familiari e non l'ho fatto nemmeno nei giorni precedenti quando non c'era alcuna norma che lo vietava. L'odio social della gente e la caccia all'untore che si è scatenata, però, non mi sono piaciuti. Ho visto immagini di tanti ragazzi che, proprio in quei giorni, noncuranti dei divieti, assaltavano bar, piazze e chioschi di Agrigento. Se loro non si sono tutelati, non è bello alimentare odio".

L'articolo di Gerlando Cardinale nell'edizione di Agrigento del Giornale di Sicilia

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