«Dove sono papà e mamma?». E’ la richiesta accorata di due fratellini tunisini che, per l’intera giornata, all’hotspot di Lampedusa, hanno cercato in lacrime i loro genitori spezzando il cuore agli agenti di polizia che tentavano inutilmente di consolarli. Il papà e la mamma dei due bimbi non figurano infatti nell’elenco dei 149 sopravvissuti dell’ultimo naufragio avvenuto ieri davanti alle coste di Lampedusa. Come non ci sono le mogli di un giovane eritreo e di un ragazzo libico che hanno iniziato a cercarle non appena sbarcati al molo Favarolo. Fino ad ora sono 5 le vittime - tutte donne - recuperate dai militari della Guardia costiera e della Guardia di finanza, nel tratto di mare tra Cala Galera e l’isola dei conigli. Due cadaveri erano sull'arenile e sono stati portati a braccia sul ripido e scosceso sentiero, di circa 4 chilometri, che collega con la strada. A bordo del barcone, secondo le testimonianze dei superstiti, vi erano in tutto 169 migranti. All’appello mancano dunque, oltre alle salme già recuperate, altri 15 dispersi. La polizia Scientifica della Questura di Agrigento ha iniziato gli accertamenti sui cadaveri, esattamente come è avvenuto lo scorso 7 ottobre quando - fra Lampedusa e Lampione - si capovolse un altro barcone carico di migranti e vennero recuperati i cadaveri di 13 donne. Il riconoscimento delle salme, tra le quali potrebbero esserci la mamma dei due fratellini e le moglie dei due giovani migranti, non è ancora avvenuto. Intanto la Procura di Agrigento, come avviene sempre in questi casi, ha aperto un fascicolo d’inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, naufragio e omicidio colposo plurimo. Il procuratore aggiunto Salvatore Vella sta seguendo l’evolversi della vicenda, gestendo prima la complessa macchina dei soccorsi e poi quella del recupero delle salme. Le 149 persone tratte in salvo, fra cui un ipovedente, sono vive anche grazie a due pescatori lampedusani, Stefano Martello e Calogero Sanguedolce, che hanno dato l’allarme. Mentre stavano passeggiando lungo la costa hanno scorto il barcone che stava per capovolgersi a causa delle onde altissime e hanno subito chiamato la Capitaneria. Sul posto sono arrivate nel giro di pochi minuti le unità della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza che si sono adoperate con ogni mezzo. Gli equipaggi hanno cominciato a lanciare in acqua salvagenti, galleggianti, parabordi e ogni altro oggetto utile per permettere ai naufraghi di aggrapparsi. Anche il direttore di macchina di una motovedetta della Guardia Costiera si è tuffato nel mare in tempesta per aiutare le persone che annaspavano. Solo grazie all’allarme dei due pescatori e all’intervento immediata dei soccorritori la tragedia non ha avuto dunque un bilancio ancora più pesante. «Contiamo i morti. Siamo tornati a contare i morti e lo stiamo facendo, ancora una volta, nel silenzio più assoluto e nell’indifferenza» ha commentato con amarezza il sindaco di Lampedusa e Linosa, Salvatore Martello. Intanto è approdata al molo Norimberga del porto di Messina la nave Ocean Viking di Sos Mediterranee e Medici senza Frontiere con 213 migranti a bordo. La decisione è stata presa dopo che Italia, Germania, Francia e Malta hanno congiuntamente richiesto alla Commissione europea l’attivazione della procedura di ricollocamento dei migranti salvati. La situazione dovrebbe sbloccarsi anche per le altre navi di altre due Ong, Open Arms e Aita Mari, che si trovano al largo della Sici8lia con centinaia di migranti salvati nei giorni scorsi. «Hanno chiesto il porto all’Italia e presumibilmente lo avranno» ha detto il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. (ANSA).