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Agrigento, morì in ospedale: familiari risarciti con 850 mila euro

Una donna muore in ospedale. Era il 4 agosto del 2012. Gli eredi trascinano in tribunale l'azienda sanitaria provinciale di Agrigento e, dopo anni di udienze e incartamenti, s'arriva non alla sentenza ma all'accordo fra le parti: una composizione bonaria. Ai familiari della donna che perse la vita per errate cure praticate dai sanitari che si occuparono, al reparto di Chirurgia generale dell'ospedale «Barone Lombardo» di Canicattì, del suo quadro clinico è stato riconosciuto un risarcimento danni di 850 mila euro.

Dopo anni e anni di strazio e dopo che l'azienda sanitaria provinciale di Agrigento è stata citata dinanzi al tribunale della città dei Templi, si è arrivati alla composizione bonaria della vertenza. S'è concordato, dunque, di definire in via extragiudiziale il sinistro, riconoscendo un risarcimento danni di 850 mila euro.

A carico degli eredi della donna che, nel 2012, perse la vita soltanto la previsione dell'abbandono del giudizio iscritto davanti al tribunale di Agrigento. Durante la causa, una consulenza medico-legale aveva fatto emergere «delle negligenze di carattere omissivo da parte dei sanitari sia del presidio ospedaliero di Agrigento, sia del presidio di Canicattì consistite, da un lato, nell'omettere durante l'esame endoscopico effettuato all'ospedale di Agrigento un approccio interventistico-terapeutico del coagulo, dall'altro - scrivono, ricostruendo, dalla stessa Asp - nell'aver deciso di ritrasferire il paziente presso il nosocomio canicattinese sprovvisto di un servizio di endoscopia e ubicato a distanza di circa 35 chilometri».

L'articolo nell'edizione di Agrigento del Giornale di Sicilia

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