"Considerata l'età avanzata e la condotta complessiva, si può ritenere cessata la pericolosità sociale". Con queste motivazioni il magistrato di sorveglianza Walter Carlisi ha revocato la misura di sicurezza della libertà vigilata nei confronti del favarese Antonino Pirrera, 77 anni, condannato a 8 anni e 8 mesi di reclusione per associazione mafiosa ed estorsione aggravata nell'ambito dell'operazione "Maginot".
Pirrera, difeso dagli avvocati Giovanni Castronovo e Chiara Proietto, che aveva già ottenuto di scontare l'ultimo anno della pena in regime di detenzione domiciliare, per ragioni di salute, era stato arrestato il 14 luglio del 2011 nell'ambito della prima inchiesta successiva alla cattura del campobellese Giuseppe Falsone, numero due di Cosa Nostra siciliana fino all'arresto, scattato il 25 giugno del 2010.
L'indagine ha fatto luce pure su alcune dinamiche mafiose di quel periodo. Gli inquirenti ipotizzavano che Falsone continuasse a comandare e gestire gli affari mafiosi anche dalla Francia, servendosi di internet e di altri strumenti informatici.
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