È terminato da pochi minuti l'interrogatorio del comandante della Sea Watch, Arturo Centore, che ha accettato di rispondere a tutte le domande formulate dal procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella. Centore, indagato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, con al fianco i suoi avvocati di fiducia, Leonardo Marino e Alessandro Gamberini, è stato sentito per circa 6 ore. Il comandante della "Sea Watch 3" si sarebbe assunto la piena responsabilità di quanto accaduto sulla nave della Ong e sulla rotta seguita, non chiamando in causa nessun altro. Il fascicolo è stato aperto dal procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio e dal suo aggiunto Salvatore Vella. "Rifarei tutto quello che ho fatto, per salvare vite umane in mare rifarei tutto", ha detto Centore. "Sono state salvate delle vite umane. Non è un problema ideologico. Anche dopo lo sbarco dei primi migranti, per i 47 che restavano sulla nave non c'era altra scelta che portarli nel porto di Lampedusa, sbarcarli in Italia - ha detto uno dei legali di Centore, l'avvocato Alessandro Barberini -. A quel punto, qualsiasi altra scelta sarebbe stata impraticabile". Il legale ha reso noto, all'uscita dal tribunale di Agrigento, che "la vicenda è filmata". "C'erano sulla nave dei giornalisti del New York Times e un free lance tedesco che hanno documentato con foto e video le testimonianze dei migranti. Tutte queste cose verranno recuperate dalla Procura di Agrigento e daranno conferma delle cose che abbiamo detto. È una vicenda alla luce del sole, nulla da strumentalizzare". "Non si comprende - ha aggiunto - come mai una nave che compie un'operazione di questo tipo possa essere trattata, dallo Stato italiano, come una nave offensiva quando entra nelle acque territoriali".