È salva, almeno momentaneamente, l'attività alberghiera di un cittadino di Lampedusa che aveva ricevuto dal comune il divieto di prosecuzione dell'attività, sulla scorta di alcuni rilievi dell'Asp. Il TAR Sicilia, alla luce dei danni irreparabili prospettati dagli avvocati Rubino e Airò, ha accolto la domanda di misura cautelare monocratica avanzata dai difensori, fissando per la trattazione collegiale l'udienza camerale del cinque ottobre 2018. Il provvedimento salva, dunque, la stagione estiva dell'albergo lampedusano. Il titolare, un uomo di 25 anni, aveva presentato nel 2017 al comune di Lampedusa la SCIA per l'apertura di un hotel. La ditta ha dato in locazione successivamente i locali posti al primo piano dell'immobile ad un'altra impresa che, a sua volta, ha presentato una SCIA per l'esercizio dell'attività di ristorazione. A seguito di un sopralluogo effettuato per la verifica della SCIA sanitaria per il ristorante, l'Asp di Palermo ha sollevato alcuni rilievi sul fatto che i locali di entrambe le attività risultano essere comunicanti, In virtù di ciò il Comune di Lampedusa ha adottato il provvedimento di divieto di prosecuzione dell'attività. Il 25enne ha proposto una ricorso davanti al TAR Sicilia lamentando una palese violazione di legge ed una grave forma di eccesso di potere. La SCIA presentata dalla ditta ricorrente, essendo decorso il termine di sessanta giorni, risultava consolidata, e all'Amministrazione residuava solo il potere di agire in autotutela, nel rispetto delle regole procedimentali previste dalla legge, e tenendo conto degli interessi dei destinatari.