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"Espropriazione di un'area privata", il Comune di Canicattì perde la causa

Nuovo grosso «debito fuori bilancio» per l’amministrazione comunale di Canicattì. Si tratta di un esborso potenziale di quasi 300 mila euro cui il sindaco Di Ventura dovrà far fronte anche se non è stato originato dalla sua gestione ma da quella guidata dal suo predecessore Vincenzo Corbo.

Durante la prima delle due legislature a trazione Corbo. Il Comune di Canicattì attraverso l’ufficio Avvocatura è risultato soccombente dinanzi ai giudici della sezione Civile della Corte d'Appello di Palermo cui avevano fatto ricorso i proprietari di un’area privata espropriata per realizzare un parcheggio pubblico.

Ancora una volta il contendere è stato di carattere economico e nello specifico nella valutazione del valore venale e quindi del prezzo d’esproprio della superficie necessaria a realizzare il parcheggio pubblico.

I due ricorrenti erano proprietari di alcune aree edificabili che erano state individuate e quindi espropriate dall’amministrazione comunale per realizzare questo parcheggio pubblico a servizio della collettività.

All’esproprio era seguita nel 2009 la determinazione dirigenziale con cui si fissava l'indennità provvisoria di espropriazione che era stata ritenuta insoddisfacente dai proprietari sin dall’inizio dell’ipotetico valore di cessione.

Due anni più tardi il comune ha comunicato alla controparte il deposito della relazione di stima che quantificava in 60 euro al metro quadrato il valore medio unitario dei terreni in questione.

Il valore attribuito come base del controvalore di esproprio era stato valutato come irrisorio soprattutto in considerazione, da parte dei proprietari, che l’area avrebbe potuto avere un uso edificatorio con conseguente sostanzioso incremento della valutazione finale. A questo punto il confronto tra le parti si è spostato a Palermo, in Corte d’Appello sezione civile.

Con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino ed Armando Buttitta i proprietari dell’area espropriata hanno chiesto ed ottenuto la rideterminazione dell'indennità definitiva di espropriazione che invece il comune di Canicattì ha sempre ritenuto congrua ed adeguata. La consulenza tecnica d'ufficio stabilita dai giudici del capoluogo isolano è risultata favorevole ai privati.

La valutazione dai 60 euro metro quadro offerti dal comune di Canicattì ai proprietari è «schizzata» ad una forbice tra i 161 ed i 189,51 euro al metro quadro a secondo della diversa tipologia «C». Il terreno espropriato pur rientrando in una stessa zona era a cavallo di due diverse tipologie edificatorie. Applicando i rispettivi parametri alle diverse tipologie di aree l'indennità di espropriazione è stata rideterminata nell'importo complessivo di 281.115,10 euro.

A questa cifra, che dovrà essere depositata dopo la notifica del pronunciamento presso la Cassa Depositi e Prestiti, l’ente locale dovrà aggiungere anche le spese giudiziali, liquidate in 10.700 euro oltre ad oneri accessori e figurativi.

Se il Comune di Canicattì non dovesse eseguire la sentenza della Corte d'Appello di Palermo entro 120 giorni dalla data di notifica si potrebbe arrivare anche alla nomina di un commissario ad acta che operi in via sostitutiva con ulteriore aggravio di spese a carico dell’ente locale.

Il comune di Canicattì potrebbe anche decidere un ulteriore ricorso in Cassazione ma non è detto che il tentativo abbia un’oggettiva giustificazione. Sono ancora numerosi i contenziosi legali che vedono impegnati il comune di Canicattì senza tuttavia ancora oggi poterne prevedere l’esito finale. Ormai i più vecchi sono arrivati a sentenza ed hanno originato «debiti fuori bilancio» anche milionari che hanno svenato le già asfittiche finanze comunali.

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