LAMPEDUSA. «Condizioni di vita drammatiche e sistematiche violazioni dei diritti umani». È la situazione riscontrata all’interno dell’hotspot di Lampedusa da una delegazione di avvocati, ricercatori e mediatori culturali da Coalizione italiana per le libertà e i diritti civili (Cild), Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) e IndieWatch che nei giorni scorsi hanno raccolto numerose testimonianze di migranti ospitati nel centro anche da oltre due mesi, ben oltre il termine di legge. «La nostra delegazione - dicono Gennaro Santoro di Cild e Giulia Crescini di Asgi - ha potuto appurare come nell’hotspot non esista una mensa e il cibo, che gli ospiti devono consumare in stanza o all’aperto, sia di scarsissima qualità; i water alla turca e le docce sono senza porte e i materassi sporchi e malmessi. Difficoltà esistono poi nel formalizzare le domande di protezione internazionale e ai richiedenti asilo non viene rilasciato alcun titolo di soggiorno, cosa che impedisce agli stessi di lasciare l’isola». In questo momento ci sono nel centro circa 180 persone, di cui circa 165 uomini adulti soli. «Un nucleo familiare composto da una minore e i suoi genitori - dicono Santoro e Crescini - è stato alloggiato per molti giorni nello stesso corridoio condiviso con uomini soli e la donna ha dichiarato di aver subito un tentativo di stupro da parte di un altro ospite della struttura. La figlia ha di conseguenza avuto una sorta di attacco di panico. Per due ore la bambina è rimasta priva di sensi ed è stata accompagnata al presidio sanitario del centro. Per la minore e i suoi genitori questa mattina è stato presentato un ricorso d’urgenza dalle avvocatesse dell’Asgi Crescini e Cecchini - ex art. 39 - alla Cedu per richiedere il trasferimento immediato». Cild, Asgi e IndieWatch ritengono che tutti gli ospiti dovrebbero essere trasferiti in strutture adeguate e per l'hotspot chiedono la chiusura immediata.