PALERMO. "Chiudere il centro di accoglienza di Lampedusa: sapevo che pronunciando queste parole avrei creato un 'caso', che mi sarei attirato critiche e apprezzamenti, sguardi di indignazione e messaggi di incoraggiamento. Ma era l'unico modo per accendere i riflettori su quello che da alcune settimane sta avvenendo nella nostra isola".
"In troppe occasioni i migranti sbarcano, vengono soccorsi ed accolti, e subito dopo vengono lasciati liberi di muoversi come vogliono senza che nessuno intervenga per verificare se soggiornano o meno all'interno del centro - dice Martello - Se qualcuno vuole speculare sulle mie parole è libero di farlo, ma qui il tema non è né il razzismo né l'intolleranza: il punto è il rispetto dell'ordine pubblico e delle regole. Un rispetto che non può valere solo per i lampedusani, mentre chiunque altro viene lasciato libero di agire come vuole".
"Purtroppo - scive Martello - devo constatare che chiedere che anche i migranti rispettino le stesse regole che valgono per i lampedusani e per gli altri cittadini italiani, secondo qualcuno significa essere 'razzista' se non addirittura 'terrorista'. Chi parla così vive in un mondo capovolto: un terrorista è colui il quale sovverte l'ordine pubblico, non chi chiede che venga rispettato".
Poi precisa: "Lampedusa è stata, è, e intende continuare a essere un'isola di accoglienza: è mio dovere però chiedere che l'accoglienza sia organizzata all'interno di un contesto di regole di ordine pubblico e di decoro". "È quello che un sindaco deve fare - conclude Totò Martello - anche a costo di risultare 'scomodo' e di vedere utilizzate e strumentalizzate le proprie affermazioni da parte di chi, in malafede, non ha a cuore né il bene dei migranti né il bene di Lampedusa"
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia