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Licata, il delitto Marzullo: il nipote non parla e resta in carcere

LICATA. Non c'è pericolo di fuga. Il fermo non è stato convalidato. Nei confronti di Giuseppe Volpe, il diciannovenne licatese accusato di avere ucciso lo zio Giacinto Marzullo, 52 anni, per presunti contrasti economici, è stata comunque emessa un'ordinanza cautelare in carcere.

Queste le decisioni del giudice per le indagini preliminari Stefano Zammuto - che ha confermato la premeditazione ed escluso i futili motivi - al termine dell'udienza di convalida del provvedimento di fermo, eseguito dai poliziotti del commissariato di Licata, da quelli della Squadra Mobile della Questura di Agrigento e dai carabinieri della compagnia di Licata. Durante l'udienza di convalida, il giovane - difeso dagli avvocati Rosanna Scrimali e Gaetano Timineri - si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Venerdì pomeriggio, in contrada Ritornella Margi, nei pressi della rotonda per Mollarella, avrebbe dovuto esserci un incontro chiarificatore. Un faccia a faccia per discutere di questioni economiche: di denaro e di spettanze.

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