AGRIGENTO. Si è fatta luce solo recentemente su sette omicidi di mafia commessi negli anni Ottanta. A distanza di quasi trent'anni dai fatti sono arrivate le dichiarazioni di due collaboratori che si sono accusati di omicidi diversi: Daniele Sciabica e Luigi Putrone che sono stati oggi condannati dal gup Lorenzo Matassa a 20 anni ciascuno.
Sciabica si è autoaccusato dei delitti eccellenti che hanno avuto come vittime il padre, lo zio e il nonno del boss Gerlandino Messina, l'ultimo superlatitante della provincia di Agrigento (arrestato nel 2010). Sciabica, ex agente assicurativo, nonché ex studente di Farmacia, ha un curriculum decisamente atipico per un killer di mafia. Dopo diversi anni di collaborazione si è autoaccusato di una serie di omicidi che negli anni scorsi sono stati al centro di altri processi con esiti differenti. Sciabica si è quindi accusato di avere preso parte agli omicidi di Gerlando Messina, zio di Gerlandino, avvenuto il 27 agosto del 1985; Giuseppe Messina, padre dell'ex capo provincia, messo a segno l'8 luglio del 1986; Antonio Messina (nonno di Gerlandino), ucciso a Realmonte il 5 agosto dello stesso anno, e di Pietro Gambino, ammazzato da un commando del clan Grassonelli il primo ottobre del 1988.
Luigi Putrone di Porto Empedocle si è autoaccusato dichiarando di avere avuto un ruolo negli omicidi di Giuseppe Lo Zito, Ignazio Filippazzo e Roperto Papia. L’omicidio Lo Zito avvenne ad Agrigento nel 1987, l’omicidio Filippazzo avvenne nel 1992 a Porto Empedocle, l’omicidio Papia fu compiuto nel settembre del 1994.
Caricamento commenti
Commenta la notizia