AGRIGENTO. E' stata disposta la revoca della confisca di gran parte dei beni appartanenti ai fratelli Diego e Ignazio Agrò, rispettivamente di 70 e 78 anni, di Racalmuto. La decisione è stata presa dai giudici della sezione misure di prevenzione della Corte di appello di Palermo. L'accusa per i fratelli Agrò era di aver costruito negli anni Novanta un impero grazie ad accordi all'appoggio di boss mafiosi. Il patrimonio stimato ammonta a 54 milioni di euro e il sostituto procuratore generale, Rita Fulantelli, aveva chiesto la conferma della decisione di primo grado. Il collegio dei difensori, composto dagli avvocati Teo Calderone, Salvatore Pennica, Angelo Mangione e Antonino Mormino, ha evidenziato invece che il provvedimento di primo grado “valorizzava degli indizi che sono stati inceneriti dalle sentenze di assoluzione”. La vicenda risale a diversi anni fa, quando gli Agrò, noti imprenditori nel settore oleario, sono stati coinvolti in un processo con l’accusa di essere i mandanti di un omicidio. Inizialmente condannati all'ergastolo sono poi stati assolti. I giudici hanno confermato solo la confisca del capitale sociale dell'Isoa e dei complessi aziendali di questa società. Restituiti tutti gli altri beni.