I giudici del tribunale del Riesame si sono riservati di decidere su Giuseppe Arnone, l'avvocato di Agrigento finito ai domiciliari con l'accusa di estorsione nei confronti di una collega. Avranno dieci giorni di tempo - da quando è stato presentato il ricorso contro l'ordinanza di applicazione della misura cautelare firmata dal Gip di Agrigento Francesco Provenzano - per decidere sulla richiesta di annullamento della stessa ordinanza, avanzata dagli avvocati Arnaldo Faro e Carmelita Danile.
Arnone, ambientalista ed ex vicepresidente del consiglio comunale di Agrigento, era presente stamani durante l'udienza e ha parlato. Era stato lui stesso, del resto, a chiedere di essere ascoltato. Il provvedimento del Gip Provenzano è stato, quindi, ridiscusso in contraddittorio fra le parti. Erano presenti anche i due pm titolari del fascicolo di inchiesta, Carlo Cinque ed Alessandro Macaluso.
Arnone è stato arrestato lo scorso 12 novembre. A fermarlo, all'uscita dello studio della collega Francesca Picone dove - secondo l'accusa - avrebbe intascato due assegni per un importo di 14 mila euro, sono stati i poliziotti della Mobile di Agrigento. Secondo la procura quei soldi sarebbero state parte della somma che Arnone avrebbe chiesto alla collega per non alzare clamore mediatico su una pregressa vicenda giudiziaria che vede l'avvocato Picone imputata per irregolarità nei confronti di una sua cliente, successivamente assistita proprio da Arnone.
AGGIORNAMENTO: la tesi della Procura è stata successivamente ritenuta priva di fondamento e il reato è stato derubricato.
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