Lampedusa, l'incendio dopo una rissa tra migranti. Nicolini: rivedere il sistema degli hotspot
LAMPEDUSA. "E' stato incendiato il padiglione ricostruito di recente, quello già danneggiato da un incendio nel 2011. La struttura può ospitare fino a 144 migranti, ma adesso è inutilizzabile e si prevedono nuovi disagi, dovrebbero essere effettuati nuovi lavori di ripristino all'interno. Anche stavolta, ad appiccare il fuoco sarebbero stati dei migranti tunisini che non vorrebbero essere rimpatriati, quindi non rifugiati o richiedenti asilo. Per fortuna non c'è stato nessun ferito". Lo ha detto il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, che stamattina si trova in udienza da Papa Francesco, a proposito dell'incendio, con molta probabilità di origini dolose, divampato nella tarda serata di ieri in uno dei padiglioni del centro di prima accoglienza. Le fiamme, che sarebbero state appiccate da un gruppo di tunisini, sono state spente all'alba di oggi dai vigili del fuoco dell'isola che sono intervenuti tempestivamente. I maghrebini avrebbero dato alle fiamme alcuni arredi imbottiti. Al momento sono più di 500 i migranti ospiti nel centro di accoglienza. Il sindaco Nicolini, subito dopo l'udienza in Vaticano, tornerà sull'isola e visiterà la struttura di contrada Imbriacole per rendersi conto personalmente della situazione. C'è qualcosa che non va nella gestione dei migranti? "Quello che non va lo dico da mesi: con l'hotspot i tempi di trattenimento nel centro - ha detto il sindaco di Lampedusa - si sono allungati e sono cambiate le procedure per la richiesta d'asilo o altra forma di protezione internazionale. Con gli hotspot - ha aggiunto Giusi Nicolini - sono più i respinti e i rimpatriati che gli accolti e, tra questi, solo alcune nazionalità possono accedere alla relocation. tutti gli altri sono destinati a rimanere in Italia, mentre vorrebbero raggiungere i paesi dell'Europa del nord. Tutto questo - ha spiegato - genera la sofferenza nelle strutture. Nel caso particolare l'incendio pare sia stato dolosamente appiccato da tunisini appena arrivati sull'isola (quindi migranti economici irregolari che non vorrebbero essere rimpatriati, e non rifugiati o richiedenti asilo, ndr). Ricordo che i tunisini - ha sottolineato il primo cittadino - sono rimpatriabili nel giro di poche ore". LE INDAGINI. La Squadra Mobile della Questura di Agrigento ha ricostruito la dinamica e le cause dell'incendio. Un gruppo di tunisini, dopo avere girovagato per l'isola ed aver bevuto alcolici, rientrando nella struttura ha iniziato a litigare con alcuni migranti di origine sub sahariana, minacciandoli con bottiglie di vetro rotte. Al culmine degli scontri è stato appiccato il fuoco al padiglione che ospita gli adulti maschi. Le forze dell'ordine, subito intervenute, sono riusciti a sedare la rissa, durante la quale due carabinieri sono rimasti leggermente feriti. Gli agenti della Squadra Mobile hanno bloccato prima quattro tunisini poi altri loro connazionali sospettati di essere gli autori del rogo. Stamane sono stati tutti imbarcati sul traghetto di linea per Porto Empedocle dove giungeranno in serata. La loro posizione è ancora al vaglio degli inquirenti. I fermi potranno scattare solo dopo che saranno interrogati dall'autorità giudiziaria. Intanto sono ancora in corsi i controlli, da parte dei vigili del fuoco, per accertare la staticità del padiglione che era già stato incendiato dai migranti in rivolta prima nel 2009 e poi nel 2011. Durante la notte gli oltre 500 ospiti del Centro di prima accoglienza sono stati evacuati per precauzione.