AGRIGENTO. Gli indizi sono carenti: dopo il secondo passaggio al tribunale del riesame di Palermo i giudici rimettono in libertà Gioacchino Cimino, 61 anni, di Porto Empedocle, finito in carcere il 3 dicembre nell'operazione antimafia "Icaro".
L' ordinanza di custodia cautelare è stata annullata dopo che la Cassazione aveva disposto un rinvio. Il tribunale della libertà, accogliendo il ricorso dei difensori, gli avvocati Silvio Miceli e Salvatore Collura, ha annullato il provvedimento restrittivo e lo ha scarcerato.
Cimino è accusato di associazione mafiosa. Secondo la Dda e la squadra mobile che hanno coordinato le indagini avrebbe fatto parte della famiglia mafiosa della sua città che sarebbe stata gestita da Francesco Messina, uno dei pochi uomini della storica famiglia mafiosa empedoclina rimasti in libertà.
Cimino, sostiene l' accusa, avrebbe inoltre mantenuto contatti frequenti con Antonino Iacono, detto "Ninu u giardinisi", perché residente a Giardina Gallotti, vecchia figura di Cosa Nostra che dopo avere scontato una con danna a 8 anni di carcere nell'operazione "Icaro" sarebbe diventato il nuovo capo della famiglia mafiosa di Agrigento.
Attorno al suo nome ruota gran parte dell' indagine che quattro mesi fa ha fatto scattare una decina di misure cautelari.
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