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Operazione Self service, l’accusa della Procura di Agrigento regge

AGRIGENTO. Cinque patteggiamenti, nove condanne e una lunga serie di “pentiti” che hanno confermato il collaudato sistema corruttivo che sarebbe stato allestito all’interno dell’Ufficio tecnico comunale di Agrigento. Mercoledì sera, quando il collegio di giudici presieduto da Francesco Paolo Pizzo ha letto la sentenza del processo “Self service”, si è chiuso un cerchio. Per la Procura guidata dai magistrati Di Natale e Fonzo un grande risultato: il ripristino della legalità in una «zona grigia» finora intoccabile e spudorata.

L’inchiesta, iniziata sei anni fa, ha fatto pulizia su un settore decisivo dell’economia agrigentina. Dopo i primi riscontri, con cinque imputati che avevano rinunciato a farsi processare ammettendo i fatti e patteggiando, è arrivato il verdetto che conferma le accuse pure nel principale troncone processuale. Otto le condanne decise su dieci imputati, sebbene siano cadute alcune singole accuse e sia stata esclusa l’esistenza di un’associazione per delinquere.

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