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Cga: «Impresa favarese non è in odor di mafia»

FAVARA. Parentele con mafiosi o con persone che hanno rapporti professionali con loro non sono sufficienti, senza altri elementi, a revocare appalti e lavori pubblici. A ribadirlo è stato il Consiglio di Giustizia amministrativa che ha accolto il ricorso di un'impresa di Favara, dando torto al ministero dell'Interno.

La vicenda scaturisce da un provvedimento che aveva estromesso un imprenditore in quanto il genero lavorava con un altro imprenditore il cui padre è stato ucciso dalla mafia oltre trenta anni fa. Luigi Gioia, 65 anni, è titolare di una ditta individuale che svolge attività di autotrasporto merci e che era stata individuata per l'esecuzione di alcuni lavori nell'ambito della realizzazione di una centrale per la produzione di energia alternativa eolica per conto del Gruppo Moncada, nel territorio di Cattolica Eraclea.

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