AGRIGENTO. Il peso delle sbarre nelle mani del cardinale Montenegro. Il vescovo ha spinto il cancello avvolto da una ghirlanda di fiori che simboleggia la porta santa nel carcere di Petrusa. All'interno ad attenderlo i detenuti. Lentamente il cancello si è aperto mentre loro trattenevano il respiro. In sottofondo il cigolare delle sbarre. Gesto simbolico molto intenso. Necessario, soprattutto dal punto di vista religioso, perchè offre ai detenuti la possibilità di chiedere l'indulgenza.
Una volta si chiamavano "Porte sante", oggi sono le porte della "misericordia" ed a Petrusa di misericordia ne occore tanta e non solo per i detenuti. Per loro la benedizione e il saluto di Papa Francesco. Poi la celebrazione eucaristica in occasione del Giubileo della Misericordia, alla presenza non solo dei detenuti, di autorità, dei capi dipartimento, gli agenti, gli insegnanti, gli educatori e i volontari.
La celebrazione è stata animata dal coro Magnificat diretto da Lilia Cavaleri. Montenegro parla ai detenuti. Parla di Dio, di misericordia di perdono, ma senza mai fare polemica. Non alza mai i toni, non entra mai nel merito della questione carceraria. Tema ancora caldo, sollevato nei mesi scorsi anche da Papa Francesco. Nel contesto di un sistema che non recupera le persone, come più volte sottolineato soprattuto dal Pontefice, il Cardinale si limita a trattare i temi dell'anima. Offre ai detenuti nuovi spunti di riflessione.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia