AGRIGENTO. «Da sempre fa parte di Cosa Nostra, da ragazzino ventenne fece parte del commando che uccise il maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli e poi scalò le gerarchie arrivando al vertice delle famiglie della provincia di Agrigento».
Per il pm della Dda Rita Fulantelli - ieri all'ultimo processo in primo grado dopo il suo trasferimento alla procura generale di Palermo - l'ex superlatitante Gerlandino Messina, 43 anni, deve essere condannato a 22 anni di reclusione. Il boss, catturato il 23 ottobre del 2010 dalle teste di cuoio dei carabinieri in una palazzina di Favara, doveva scontare un ergastolo definitivo per associazione mafiosa e omicidio oltre a svariate altre condanne.
Dopo il suo arresto la Dda ha istruito un nuovo processo (nel quale anche la sorella Anna in primo grado è stata condannata a 6 anni con rito abbreviato) in cui è imputato di associazione mafiosa per tutto il periodo scoperto da precedenti condanne. «Dalla sentenza del maxi processo Akragas - ha ricostruito ieri il pm - fino al giorno dell'arresto ha continuato a far parte di Cosa Nostra scalando tutte le gerarchie. L'esame dei pizzini ritrovati nel covo ha consentito di delineare il suo ruolo di boss operativo che si interessa di affari e appalti controllando il territorio». Il magistrato ha ricordato, in particolare, il presunto interesse del boss nei confronti dei lavori per il raddoppio della statale 640 e nelle attività all'interno della miniera Italkali.
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