AGRIGENTO. È grave il fatto che fra le misure cautelari eseguite oggi, 8 persone sono dell'agenzia delle entrate. Impiegati, funzionari che anzichè compiere il loro dovere, facevano di tutto per favorire gli interessi degli imprenditori. Ed è grave che vi fosse anche il direttore».
Lo ha detto il procuratore capo di Agrigento, Renato Di Natale, durante la conferenza stampa per illustrare i dettagli dell'operazione «Duty Free» che ha permesso di eseguire 15 misure cautelari per le ipotesi di reato di corruzione, truffa aggravata ai danni dello Stato, abuso d'ufficio, assenteismo.
Gli uffici della pubblica amministrazione, dell'agenzia delle entrate di Agrigento coinvolti, secondo quanto ha reso noto la Guardia di finanza, sono: la direzione, l'ufficio controlli-area accertamenti, l'ufficio legale e l'ufficio accertamento della direzione regionale delle entrate di Palermo. Oggetto del «mercimonio» - spiegano dalla Guardia di finanza di Agrigento - sarebbero state le informazioni su controlli eseguiti o da eseguire, l'insabbiamento degli accertamenti induttivi su verbali già elevati e l'immotivato annullamento dei procedimenti tributari. Su tutto questo s'è concentrata l'attività di verifica della guardia di finanza.
«Non è l'unico caso. Non abbiamo prova del contrario e vedremo dalle indagini, ma la disinvoltura dei personaggi dell'agenzia delle entrate, destinatari oggi delle misure cautelari, che non avevano remore a conversare con il contribuente che fa i ricorsi o nell'incontrarsi fa dedurre che potrebbe esservi altro» ha aggiunto il procuratore di Agrigento. «Le intercettazioni sono chiare, chiarissime - ha spiegato Di Natale - e non c'è alcuna remora a conversare fra di loro. Non ci sono linguaggi criptici da interpretare. Non sappiamo se e quante altre situazioni di questo genere vi siano all'interno dell'agenzia delle entrate. Leggere le carte di questa inchiesta mi ha sconvolto».
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