AGRIGENTO. Non c’era un lavoro, un appalto pubblico che, a Porto Empedocle, non attirasse l'attenzione delle "famiglie". Non soltanto, dunque, il presunto interesse per le opere edili che hanno preceduto la realizzazione del nascente rigassificatore, la ristrutturazione degli alloggi popolari o i trasporti "da" e "per" Lampedusa. Ma anche i lavori di ampliamento del nuovo cimitero per un importo di 2 milioni di euro e la realizzazione delle scogliere subacquee a difesa del litorale di lido Rossello, interventi di circa 998 mila euro.
Nel corso delle indagini della Squadra Mobile di Agrigento, che è coordinata dal commissario capo Giovanni Minardi, che hanno portato al blitz antimafia denominato "Icaro", in una intercettazione ambientale del 19 gennaio del 2013, gli agenti hanno colto la conversazione tra Antonino Iacono e Francesco Messina nella quale si parlava "del cimitero". L'ipotesi dell'accusa è che i due stessero cercando di individuare il responsabile della ditta da taglieggiare.
Iacono: ".... quello che ha il cimitero, lo conosci tu, chi sono?".
Messina: "... il cimitero di dove?".
Iacono: "Porto Empedocle .... vedi di ... informati".
La Squadra Mobile, intercettando anche i nominativi dell'amministratore unico di una impresa edile di Agrigento e di un imprenditore avviava immediatamente accertamenti sulla banca dati collegata alla Camera di commercio. Il 18 dicembre dello stesso anno, l'imprenditore-responsabile tecnico dell'impresa veniva sentito. Quella ditta si era "aggiudicata i lavori di ampliamento del nuovo cimitero di Porto Empedocle per un importo pari a 2 milioni di euro, suddiviso in due lotti: il primo - ha permesso di ricostruire l'inchiesta - iniziato nel mese di aprile del 2008 e terminato nel mese di giugno 2009; il secondo lotto che prevedeva la realizzazione di 936 loculi", all'epoca, "non era ancora iniziato perché in attesa della certificazione antimafia".
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