AGRIGENTO. «Oltre 12 mila chilometri quadrati di mare nel Canale di Sicilia sono sotto scacco delle compagnie petrolifere. In tutt'Italia, a fronte di quantitativi irrisori di greggio, si stanno ipotecando circa 130 mila chilometri quadrati di aree marine. Solo nel basso e medio Adriatico, nel mar Ionio e nel Canale di Sicilia (le aree maggiormente interessate dia giacimenti petroliferi) sono infatti attivi 15 permessi di ricerca rilasciati (5.424 kmq), 44 richieste avanzate dalle compagnie per la ricerca (26.060 kmq) e 8 per la prospezione (97.275 kmq), oltre le 5 richieste di concessione per l'estrazione di petrolio (558,7
kmq)».
Sono solo alcuni numeri del dossier 'StopSeaDrilling - L'assalto delle trivelle nel canale di Sicilià, che Legambiente ha presentato ad Agrigento, in occasione dell'arrivo della Goletta Verde in Sicilia.
Legambiente, insieme a una vasta coalizione internazionale dei Paesi che si affacciano sull'Adriatico e lo Ionio, ha lanciato, proprio con la partenza della Goletta Verde da Rovigno (Croazia), l'iniziativa '#StopSeaDrilling' per chiedere al Governo di bloccare le nuove trivellazioni e alle regioni e alle comunità locali di fare fronte comune contro «questa miope scelta energetica».
Un'azione specifica riguarda anche la pericolosa tecnica dell'airgun, utilizzata per la ricerca di petrolio e gas, che ha «effetti devastanti» sull'ambiente marino e sulle attività di pesca.
Secondo il dossier, la produzione di greggio nel Canale di Sicilia per l'anno 2014 è stata di poco superiore a 232 milioni di tonnellate, corrispondenti al 31% della produzione nazionale in
mare (che è stata nello stesso anno di 754 milioni di tonnellate), e pari solo al 4% della produzione totale nazionale (sia a terra che a mare).
Nel 2015, invece, la produzione raggiunta tra gennaio e aprile è stata di 77,5 milioni di tonnellate, inferiore rispetto ai quasi 81 milioni dello stesso periodo dell'anno precedente. In generale, le estrazioni di greggio nel mar di Sicilia hanno subito un graduale rallentamento
negli ultimi 5 anni. Trend che sembra confermarsi anche nel 2015.
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