AGRIGENTO. "Io non mi sento un eroe. Sono solo una persona che si alza la mattina presto e suda fino a sera per fare il proprio lavoro. Lotto per continuare a vivere così, per la normalità». Lo ha detto Francesco Urso, l’imprenditore licatese le cui dichiarazioni sono alla base del processo “Ouster”, concluso la settimana scorsa con tre condanne per estorsione e tentata estorsione e cinque assoluzioni.
Parole, quelle di Urso, arrivate all’inizio della breve cerimonia nell’aula consiliare del Comune, durante la quale il commissario straordinario dell’ente, Maria Grazia Brandara, ha consegnato all’imprenditore licatese una targa “per il suo prezioso contributo – si legge nella motivazione - nel processo “Ouster”, perché il coraggio, l’alto senso civico e il rispetto della legalità dimostrati possano essere d’esempio alla collettività”. La cerimonia di consegna del riconoscimento, alla presenza delle autorità civili e militari locali e provinciali, è stata alquanto informale, ed è stata preceduta anche da un vivace dibattito tra l’associazione “A testa alta”, rappresentata da Antonino Catania, ed i vertici di amministrazione e consiglio comunale.
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